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Vivian Maier, la bambinaia diventata icona della fotografia

Vivian Maier
Autoritratto © Collezione Vivian Maier/Maloof

Vivian Maier in vita era una sconosciuta bambinaia americana, che scattava foto nel tempo libero. Ora, a sei anni dalla morte, è acclamata come una delle fotografe più importanti del ventesimo secolo.

Negli ultimi anni, in ogni angolo del globo è stata protagonista di mostre a lei dedicata. L’ultima, intitolata “Vivian Maier. Una fotografa ritrovata”, è stata allestita a Milano alla Fondazione Forma in via Meravigli. L’esposizione, che durerà fino al 31 gennaio 2016, raccoglie 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, insieme a una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in Super 8 che mostrano come Vivian Maier si avvicinasse ai suoi soggetti. Tutte le sue opere sono scatti “rubati” per le strade americane e l’hanno fatta diventare una nuova icona della street photography.

Il successo di Vivian Maier è iniziato nel 2009, dopo essere morta a 83 anni da sola e in povertà in una casa di cura di Chicago. Le sue straordinarie foto sono state scoperte per caso dall’agente immobiliare John Maloof, che ha comprato le casse in cui erano custoditi i suoi negativi in un’asta nel 2007 nella stessa Chicago, mentre cercava materiale per un libro sull’architettura della città. Non appena l’agente immobiliare ha stampato i primi negativi si è reso conto dello straordinario talento della fotografa. E’ cominciata così la sua ricerca alla scoperta dell’autrice, che lo ha portato ad acquistare centinaia di scatole contenenti più di 100mila immagini, pellicole non sviluppate, film in Super 8 e registrazioni audio.

Il “fenomeno Maier” è scoppiato quando Maloof ha pubblicato online alcune sue foto che raffiguravano persone ai margini della società. Immediatamente la sua fama è cominciata a crescere e i critici hanno cominciato a paragonarla a fotografi famosi come Diane Arbus, Henri Cartier-Bresson ed Andre Kertesz.

Il viaggio di Maloof alla scoperta della fotografa e della sua particolare vita ha ispirato la realizzazione di un documentario intitolato “Alla ricerca di Vivian Maier”, che ha ricevuto una nomination per l’Oscar.

Il film mette in luce una persona eccentrica, molto solitaria e riservata, che non ha mai mostrato in vita nessuna delle sue foto scattate ossessivamente durante tutta la giornata. Vivian andava in giro con una macchina Rolleiflex, tenuta all’altezza del petto, così da poter fotografare mantenendo il contatto visivo con il soggetto. Molti dei protagonisti dei suoi scatti, sono infatti persone che fissano l’obiettivo e che la guardano direttamente.

“Onestamente, la mia reazione quando tutto questo è cominciato, è stato: stanno facendo un documentario sulla mia bambinaia pazza che non mi è mai piaciuta”, ha commentato Joe Matthews, uno dei bambini di cui Vivian si è occupata per tre anni durante gli anni Ottanta. L’artista, racconta Joe, viveva nell’attico della sua casa che teneva chiuso a chiave ed era pieno di scatole e ritagli di giornali. Nessuna delle famiglie per le quali Vivian ha lavorato si aspettava che l’eccentrica bambinaia che passava il suo tempo in compagnia di una macchina fotografica sarebbe un giorno diventata una delle fotografe americane più acclamate.

La sua è una vita ancora avvolta nel mistero: la sua opera mostra una persona con un occhio attento alla realtà e la necessità di collezionare momenti della gente comune. Ritraeva ciò che la circondava, New York e Chicago, con uno sguardo curioso per i piccoli dettagli, le piccole imperfezioni della vita di tutti i giorni, i bambini, gli anziani. Quella di Milano è una mostra sicuramente da non perdere: le sue immagini potenti, di una folgorante bellezza, rivelano una grande, grandissima fotografa.