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Utero in affitto e adozioni: i nuovi pretesti contro le unioni civili

L’approvazione delle unioni civili in Italia è ancora lontana e il disegno di legge originario viene smantellato giorno dopo giorno. Proseguiamo con la nostra serie di riflessioni sul tema, per denunciare il ritardo della nostra legislazione. Dopo la testimonianza di Beatrice sul matrimonio ugualitario e il “pasticciaccio” del parlamento raccontato da Caterina Coppola, oggi cerchiamo di fare chiarezza sulle nuove scuse di chi vuole continuare a negare alle persone lgbti i propri diritti

Love makes a family
“E’ l’amore a fare una famiglia” [Purple Sherbet Photography]

Chiariamo subito una cosa: a me il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili non piace, il Cirinnà bis piace ancora meno.

Non me ne importa nulla delle supposte “mediazioni della politica”, “di non urtare la maggioranza del paese” (ma siamo sicuri che la maggioranza del paese sia contraria al matrimonio ugualitario?). Io sono convinta (sarò un’idealista) che su questioni basilari, come lo sono i diritti delle persone, non si possano fare compromessi al ribasso, e che della presente situazione – in cui i diritti di noi persone lgbti vengono messi in discussione e strappati brandello per brandello, ostaggi di una lotta dei partiti di governo per conservare il loro potere – siano fortemente responsabili quelle associazioni lgbti che di fatto si sono ridotte a trampolini di lancio per la carriera dei loro leader. Lasciando noi altri – attivisti e non – senza rappresentanza e senza mezzi per fare pressione politica.

La discussione è giunta a un livello così basso, che ormai è chiaro a chiunque abbia seguito la questione che dietro a tutto ci siano soltanto omofobia e sessismo.

I pretesti per rimandare l’approvazione del provvedimento o peggio per approvarlo con molto meno del minimo lsindacale, con una legge patchwork che alla meglio potrà essere rimediata solo a suon di ricorsi, sono due.

 

1) La maternità surrogata (nota anche come “utero in affitto”)

Comincio dall’argomento che, in modo più o meno manifesto, è quello che di sicuro ha più presa emotiva sui cittadini: la teoria secondo cui le unioni civili sono il preludio alla legalizzazione della maternità surrogata, allo sfruttamento dei corpi delle donne, specie quelle che vivono in condizioni di disagio. Propaganda ammantata di femminismo mainstream.

La maternità surrogata è qualcosa di cui discutere, certamente, e che bisogna affrontare (per adesso la legge 40 la vieta), ma… con le unioni civili c’entra come il cavolo a merenda. O forse meno. Infatti, non sono le unioni civili a legittimarla. E non legiferare sulle unioni tra persone dello stesso sesso non impedisce il ricorso alla maternità surrogata all’estero.

Certo è che ricorrono a questa pratica sia le coppie eterosessuali che omosessuali (a dir il vero, il problema è stato posto all’attenzione del Parlamento proprio dal caso di una coppia eterosessuale). E vi do anche un’altra notizia: noi donne lesbiche non ne abbiamo bisogno, eppure le unioni civili riguardano anche noi. Perché di noi e delle nostre famiglie nessuno parla mai? Perché la nostra voce non è ascoltata? Sarà mica perché siamo donne?

 

2) La stepchild adoption

Non ho ben capito perché si usi l’inglese (per sinteticità? perché fa moda?), ma viene il sospetto che sia per confondere le acque. Le stepchild adoption alla tedesca, come previste originariamente dal ddl Cirinnà, nient’altro sono che l’adozione da parte del genitore non biologico delle figlie e dei figli del partner.

Di fatto è un provvedimento che serve in prima istanza a sanare un vulnus legale: le famiglie arcobaleno, che in Italia già sono realtà, non esistono per lo Stato, quei bambini sono di fatto figli di un solo genitore (quello di cui possiedono il Dna). Le adozioni del figlio del partner non legittimano al momento le adozioni vere e proprie (cosa, che, per altro sarebbe un provvedimento di civiltà: non si è buoni o cattivi genitori a causa del proprio orientamento sessuale).

Renzi qualche giorno fa ha cambiato opinione, dicendo di voler permettere l’adozione solo nel caso di morte del genitore biologico (quindi queste e questi minori sarebbero uguali ai loro coetanei solo in caso di tragedia). Addirittura c’è chi vorrebbe ridimensionarle ulteriormente riducendole ad affido (cioè un provvedimento temporaneo, al contrario dell’adozione).

Vi è poi una fetta di politici (Ncd, alcuni cattolici del PD) che sono contrari a entrambe le soluzione in virtù “dell’interesse superiore del minore”. Perché è noto che, in effetti, non riconoscendo uno dei due genitori che ti amano e ti crescono, tuteli il minore. Logico, no?

 

Il progetto politico dietro a tutti questi pretesti (prima ancora c’era stato quello di eliminare ogni riferimento agli articoli sul matrimonio e di cancellare, tranne in un caso – svista? – il termine “famiglia” dal ddl) è molto chiaro: in Italia ci sono delle forze politiche che vogliono le persone lgbti ancora persone di serie B. Lo vogliono per non entrare in conflitto con la Chiesa o anche per intima adesione alle gerarchie vaticane, perché la Chiesa “che conta” (in senso politico ed economico) è un’istituzione sessista e omofoba, con buona pace degli amanti di Papa Francesco. Lo possono volere perché in Italia la politica è scollata dal mondo che non sta nella stanza dei bottoni, ha abdicato alla sua funzione più civile e più alta, calpestando i principi della Costituzione. Lo possono volere perché l’Italia non è un paese compiutamente laico.

A farne le spese per primi sono coloro che sono più deboli, perché più esposti, perché da sempre oppressi da un sistema socio-culturale. Siamo noi lesbiche, noi gay, noi bisessuali, noi transessuali ftm e mtf, noi intersessuali. Bersagli facili e neppure tanto mobili. Ma non è che le donne, o gli immigrati, o i lavoratori precari abbiano più difese.

Forse voi non rientrate in nessuna di queste categorie, ma non illudetevi che i vostri diritti e la vostra dignità siano al sicuro.