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Tanit, la dea madre del deserto

Oggi inauguriamo una nuova collaborazione con la bravissima illustratrice Storm Neverland, che disegnerà per noi una galleria di divinità e figure mitologiche femminili, spesso oggetto di studio da parte di storiche e antropologhe femministe. A raccontarvele, oltre le immagini, si alterneranno varie voci della nostra Redazione

Raffigurazione della dea Tanit ra due leonesse e con una palma in mano, disegno di Storm Neverland
Tanit vista da Storm Neverland

Passeggio per il tofet dell’isola di Mozia, l’antico santuario fenicio dedicato ai bambini morti (o sacrificati, secondo un’antica voce popolare che fino a qualche anno fa suscitava la curiosità di studenti e studentesse sui banchi di scuola), con il sole che scontorna le cose, la sabbia tra i sandali e lo scirocco che intriga i capelli e sembra sussurrare un richiamo antico.

La terra qui intorno è riarsa e salmastra, gli arbusti e i pochi pini aspettano come un dono la rugiada della notte.

Riesco a immaginare in un battito di ciglia come in un posto del genere potesse avvertirsi una presenza divina. Le steli, che adesso riposano ammucchiate nel piccolo antiquarium, richiamano la presenza di una dea potente, il cui simbolo è tanto semplice da sembrare il gioco di un bambino e proprio dalla sua semplicità nasce il suo fascino.

È un triangolo isoscele appoggiato sul lato più corto, sormontato da un cerchio, le due figure geometriche unite da un segmento parallelo alla base del triangolo. Si intuisce chiaramente il simbolo rozzo di una figura umana, simile a quello che usiamo per giocare all’impiccato. È il simbolo di Tanit, misteriosa signora del popolo fenicio.

Tanit
Frammento di un’anfora punica con il simbolo di Tanit

Tanit è la signora della Rugiada e della Luna, il volto di Baal Ammon, cioè la personificazione della luce del Sole, il suo riflesso notturno, la Luna. Delle origini di questa divinità, che viaggia per tutto il mediterraneo, sappiamo poco, tanto antico è il suo culto.

Alcuni raccontano di averla vista nella terra dei Fenici, lungo le coste dell’attuale Libano. Si confondeva allora con Amat, l’epiteto di un’altra dea, Astarte. Altri invece raccontano della più grande divinità del deserto, che non a caso rappresenta la preziosissima rugiada, la madre della terra e di tutti gli dei degli antichi uomini della sabbia, i nomadi berberi.

E proprio dove il vento porta senza fatica la sabbia del deserto cominciano a essere visibili i suoi passi, nel V secolo, presso la città di Cartagine, la città-incubo dei Romani, secondo la leggenda fondata da una donna intelligente ed eccezionale, la regina Didone.

A Cartagine Tanit è la dea più importante del Pantheon, anche se le sue prerogative non sono ben chiare: dea della luna e dunque della fertilità, a cui la legano, come in tutte le culture mediterranee, i misteri delle mestruazioni; dea madre e dunque dea delle messi, ma, in un paese arido come l’attuale Tunisia, soprattutto dea dell’acqua dolce, indispensabile a ogni forma di vita. I suoi animali appartengono all’aria (un uccello, forse un colombo selvatico) e all’acqua (un pesce), perché Tanit sorveglia con occhio benevolo gli elementi che formano l’infinito di chi naviga.

Proprio perché è una dea eccezionale, alcune tradizioni la dipingono come androgina, in modo da racchiudere in sé il maschile e il femminile e superarli; o forse è il solito trucco dei popoli del Mediterraneo antico per definire una creatura femminile forte e indipendente.

Nel 146 a.C. Cartagine cade sotto la furia romana nell’ultimo atto di un conflitto lungo tre guerre, ma l’incanto di Tanit non si scioglie. Si continua a venerarla a Thugga (attuale Dugga) e il suo culto è assimilato anche dai Romani.

Secondo la tradizione fu proprio Scipione Africano, l’eroe della Seconda Guerra Punica, a portare la dea a Roma, ma i santuari che gli archeologi hanno trovato risalgono all’epoca di Settimio Severo (146-211 d.C.). A Roma Tanit  fu venerata col nome di Dea Caelestis (o Virgo Caelestis), la divinità del cielo che guida un carro trainato da leonesse, si accompagna ai serpenti e porta la lancia, dea che salva dai Mani infernali.

Tanit è per tutti la dea della vita che trionfa sulla morte, necessaria e caparbia come una goccia di rugiada nel deserto.