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Se la femminista inciampa nel sessismo: l’importanza dell’autocritica

il mio femminismo sta interferendo con la tua misoginia?
Oh, mi spiace: il mio femminismo sta interferendo con la tua misoginia?

Nell’ultima rassegna stampa abbiamo citato il caso di Stefania Chisu, ormai ex presidente della commissione Pari Opportunità della Regione Sardegna, dimessasi dall’incarico a causa di uno stato nel suo profilo Facebook. Chisu ha infatti scritto, prima di rimuovere tutto:

Vorrei esprimere tutta la mia disistima nei confronti di una certa categoria di donne, quelle che nascono, crescono e purtroppo non cambiano il loro essere amanti del pene di tanti uomini, per usare un eufemismo, come é nella mia buona educazione…. ma se per un attimo mi tolgo la corona e il titolo onorifico che ho di difesa delle donne, non cascherá il mondo!! Perciò lo scriverò come farebbe la mia amata sorella: chi ha nel dna l’essere una gran troia, rimarrà tale per sempre!

Perché una donna che ha lavorato per anni e anni per sensibilizzare sul tema del sessismo, nelle istituzioni e nel linguaggio, si è abbandonata a uno sfogo così bassamente misogino? Non certo per ignoranza del peso delle parole utilizzate.

Questo non vuole essere un attacco personale, bensì uno spunto di riflessione: non si tratta infatti di un caso isolato. Nonostante questo abbia suscitato maggiore scalpore per via del ruolo politico dell’interessata, non è raro leggere commenti basati su stereotipi di genere (a volte anche offensivi) scritti da femministe dichiarate.

L’antisessismo non è solo critica sociale: prima di tutto è un percorso di autocritica.

Si possono frequentare seminari, leggere libri, guardare documentari, seguire blog, ma non è abbastanza se non si acquisisce la consapevolezza che gli stereotipi contro cui si combatte sono ben radicati anche nella propria testa.

Se non si rivolge lo sguardo all’interno, ammettendo di essere cresciute nello stesso ambiente che nutre il sessismo del resto delle persone, non si può ottenere un reale progresso.

Non esiste la “femminista perfetta“, ma non c’è crescita se ci si autoconvince di essere esenti da critiche, di non sbagliare mai, di sapere già tutto sull’argomento trattato.

Non ha senso dividere il mondo in sessisti e antisessisti e sentirsi legittimate in tutto ciò che si dice perché tanto si è dalla “parte giusta”: se basta uno scatto di rabbia per insultare una donna dandole della “troia amante del pene”, o ad un uomo della “femminuccia”, è il caso di riflettere su come liberarsi attivamente degli evidenti pregiudizi che ancora permangono nella propria visione del mondo.