Lo scorso sabato 6 febbraio in 168 città del mondo e 43 paesi si sarebbero dovuti tenere altrettanti incontri di “neomaschilisti“, seguaci del blogger e scrittore Daryush Valizadeh, noto come Roosh V, che si definisce “attivista dello stupro” .
Ufficialmente gli incontri, riservati a soli uomini eterosessuali, sono stati cancellati dal loro leader, preoccupato per non potere garantire la sicurezza dei partecipanti dopo che in varie città (in Australia, Canada, Scozia, Spagna, Stati Uniti) cittadini, forze dell’ordine e politici si sono mobilitati per impedirli. In realtà i meeting si potrebbero essere tenuti ugualmente, in luoghi comunicati solo agli iscritti attivi del sito Return of Kings, (“Ritorno dei Re”), fondato e gestito da Roosh V.
Il leader dei “neomaschilisti” è un 36enne americano (che – a quanto pare – vive nello scantinato di casa di mamma) il cui obiettivo è rendere legale lo stupro negli spazi privati, un concetto che ci ricorda la mentalità perpetrata dal Codice Rocco italiano del 1930, che assegnava il ruolo di oggetto casalingo e compiacente alle donne.
Roosh V si definisce “artista del rimorchio” ed è diventato famoso in seguito a una petizione lanciata per impedire ad Amazon di vendere i suoi 15 libri.
Si tratta di veri e propri manuali su come fare leva su debolezze e sensi di colpa delle donne per riuscire a farci sesso. In altre parole, istruzioni su come stuprare una donna, genere considerato da lui e dai suoi seguaci geneticamente inferiore all’uomo e dal valore direttamente proporzionale alla sua fertilità e bellezza.
Roosh V rilascia quotidianamente affermazioni di questo tenore (riassunte nel testo della petizione lanciata in Italia per impedire gli incontri) sul suo sito, su Facebook, su Twitter e sul suo canale YouTube seguito da 19mila utenti.
Si dichiara nemico del femminismo e della “società politicamente corretta che permette alle donne di ritenersi superiori e poter controllare gli uomini”.
Nega interviste alle giornaliste, che offende chiedendo in cambio sesso orale.
I told Sydney Morning Herald that I’d do an interview with them if reporter gives me a blowjob. Looks like a yes. ?? pic.twitter.com/5w6EPir6oO
— Roosh (@rooshv) February 2, 2016
I don’t respect the work of female journalists. Interview denied. https://t.co/KpyFwe97yd
— Roosh (@rooshv) February 2, 2016
Si vanta di partire dal presupposto che ogni donna sia una tro*a, ritiene che le donne non dovrebbero lavorare ma essere sempre sottomesse agli uomini (e anche qui, ci viene in mente l’Italia e il libro di Costanza Miriano, “Sposati e sii sottomessa”) e che abbiano l’obbligo di fare sesso con i “veri maschi“.
Quegli stessi maschi ammessi ai raduni di sabato scorso, insomma, non uomini “effemminati”… solo uomini frustrati, potenzialmente pericolosi e retrogradi convinti che la parità sia un complotto contro di loro e la loro virilità.
Prima dell’annuncio dell’annullamento degli appuntamenti, il blogger aveva incitato i suoi seguaci a fotografare e picchiare con la “vera rabbia dell’uomo vero” le persone, quasi sicuramente femministe o “fricchettone”, che avrebbero osato provare a impedire le riunioni.
Protest against me in Glasgow https://t.co/21L9X7NNxr Bunch of fatties and freaks, as you would expect
— Roosh (@rooshv) 7 Febbraio 2016
Le teorie di Roosh V sono così intrise di maschilismo, patriarcato e violenza da essere sembrate a tante persone, a primo impatto, uno scherzo iperbolico e di pessimo gusto, oppure una delle bufale che circolano sul web.
Personalmente la sottovalutazione del fenomeno neomaschilista mi inquieta, perché minimizza qualcosa che non si vuole vedere: la resistenza più o meno massiccia del pensiero maschilista storicamente e socialmente attestata nella testa di moltissime persone, a livello conscio e inconscio.
Le parole che Roosh V dice a voce alta e proclama, sono le stesse che tante persone di generazioni diverse non osano dire ma continuano a pensare.
Lo testimoniano tanti fatti di cronaca giudiziaria in cui sono coinvolti uomini che si accaniscono brutalmente contro le donne, hashtag virali come “#escile” e il popolarissimo appellativo di “cagna”. Lo dimostra il mondo dello sport che inventa complotti lesbici se le atlete chiedono di vedere riconosciuta la propria professionalità. E tanti altri atteggiamenti che noi di Pasionaria (e molte altre realtà) denunciamo ogni giorno.
Il fatto che le riunioni ufficialmente non si siano (forse) tenute non impedisce al pensiero che le anima di propagarsi e remare contro le conquiste di decenni di lotte per l’uguaglianza e i diritti civili, e nessuna comunità di estremisti, per quanto piccola, dovrebbe essere sottovalutata, come sottolinea l’avvocata dei diritti delle vittime di stupro Sharmili Majmudar in questo articolo uscito sul quotidiano on line di Chicago a proposito della vicenda.