fbpx

Radio Globo, il sessismo continua. Sostegno dal Telefono Rosa

Radio Globo: la pagina dei podcast del programma The Morning Show

Quale credibilità dimostra chi, accusato di sessismo, replica con insulti come “cagne” e “galline” e conclude con: “queste femministe hanno rotto i coglioni“? 

E’ ciò che hanno fatto in diretta nella puntata del 15 luglio i conduttori della trasmissione radiofonica “The morning show” di Radio Globo (qua il podcast).

Ma riportiamo i fatti con ordine.

Venerdì scorso, come molti e molte di voi avranno letto, abbiamo pubblicato un articolo con la lettera di una nostra lettrice, Ilaria, che ci raccontava di messaggi da lei giudicati sessisti nel corso della suddetta trasmissione in onda su Radio Globo, una delle radio più seguite nel Lazio.

Dopo aver ascoltato i podcast delle puntate in questione (quelle dell’8 e del 12 luglio, sempre a questo link) abbiamo verificato che i conduttori si erano effettivamente rivolti alle donne usando espressioni come “a casa zitte e mute”, “complessata“, “va a morì ammazzata”,  “torna in cucina”, “facci parlare con tuo marito“ e soprattutto propinando spesso e volentieri il ritornello “croccantini, croccantini“, che allude – senza possibilità di fraintendimento e come poi da loro stessi confermato – all’essere “cagne” e che, pare di capire sia un costante letimotiv della trasmissione.

Abbiamo quindi deciso di pubblicare la lettera di Ilaria e l’articolo ha suscitato una certa indignazione: molte persone sono andate a lasciare commenti di protesta sulla pagina Facebook della radio.

I conduttori Massimo Vari e Roberto Marchetti hanno deciso di replicare nel corso della puntata del 15 luglio (ascoltabile qua), non solo cercando l’appoggio degli ascoltatori per confermare le proprie tesi, ma anche riportando dettagli non veritieri:

E’ uscito questo articolo di un sito, come si chiama, non so manco come si chiama, non lo conosce nessuno, che dice insomma che siamo, questi conduttori sessisti, poi siamo maschilisti e teste di cazzo, di tutto, trogloditi

Nel nostro articolo, però, non abbiamo mai usato insulti come “teste di cazzo” o “trogloditi” (per verificarlo basta leggerlo).

Citano, poi, un commento offensivo sulla loro pagina Facebook, tralasciando di dire che l’autrice è del tutto estranea alla redazione di Pasionaria.

In questo commento si usa il termine “imbecille mongospastica”, un grave insulto che noi non avremmo mai scritto, visto che, come ben sa chi ci segue, Pasionaria si occupa di lotta intersezionale contro ogni tipo di discriminazione, compresa quella che coinvolge le persone diversamente abili.

Continuano sminuendoci:

Tanto per cominciare ci dovete qualcosa perché fino a ieri c’avevate tre like e adesso ce ne avete non so quanti quindi ci dovete anche qualcosa per cortesia […] vi stiamo facendo anche un po’ di promozione

Insomma qualche like ce lo devono, ragazzi ve l’abbiamo fatto oggi lo spot, da domani niente, a pagamento […] e poi di nuovo tra i fornelli, mi raccomando

Sorvolando sul fatto che abbiamo 6mila like sulla nostra pagina Facebook da più di un mese, ai signori (come ad altri commentatori che ci hanno detto di aver cavalcato la vicenda per interesse) forse sfugge che la nostra attività è senza scopo di lucro.

Quindi, pubblicando la lettera di Ilaria non abbiamo guadagnato un euro, ma anzi ci siamo beccate gratuitamente degli insulti, rivolti dai conduttori a noi e ad altre donne:

L’articolo qua in questione, poi i vari post, dicono che noi abbiamo detto “cagne” alle ascoltatrici, non era vero perché adesso ve lo dico a voi che state lì a scrivere: cagne, cagne

Io dico loro solo una cosa [si sente un suono simile al verso di un animale, ndr] ecco questo è per la gallina, perché non ci sono solo le cagne ma anche le galline e magari qualcuna è anche all’ascolto

Son croccantini per gatti non per cani […] è uguale, è la stessa cosa, che cambia, perché ci sono all’ascolto anche le gatte morte, non solo le cagne

Altri insulti sono lanciati via messaggio WhatsApp da alcuni ascoltatori e ascoltatrici, che i conduttori decidono di trasmettere. Il tenore è il seguente:

Se son scordate de dì che la donna è un mignottone

Infine, i conduttori fanno anche quella che sembrerebbe una minaccia di azione legale nei nostri confronti:

Il problema è quando tu virgoletti delle cose che noi non abbiamo detto, attenzione a farlo, però […] a Massi non cambia niente perché già lui ha un sacco di soldi, però a me una svoltarella me la potrebbe dare. Attenzione a virgolettare cose che non sono state dette oppure a decontestualizzare, che è un grande problema, secondo me, quindi fate attenzione

Tutto fila liscio così, per quasi un quarto d’ora, più varie altre prese in giro per tutto il corso della puntata, mentre i conduttori si affannano per difendere l’indifendibile:

Ma poi ci fosse qualcuno che ha ascoltato la trasmissione di quelli che hanno commentato […] ascoltate per capire contesto e tono, che se io scrivo “stronzo” quello “stronzo” può essere offensivo, ma se io dico “certo che sei proprio uno stronzo” [pronunciato in tono scherzoso, ndr], cambia tutto, testa di cazzo

Bisogna cercare di capire […] il contesto in cui vengono dette le cose […] non siamo giornalisti, noi non facciamo un programma di informazione […] qui si fa intrattenimento e tra l’altro […] con un po’ di satira […] è un contenitore dove c’è leggerezza, quindi insomma ci sono anche delle battute, ok, che possono anche essere fraintese

Come se un insulto discriminatorio (che sia sessista, razzista, omotransfobico o altro) solo perché lanciato in tono scherzoso o fra le risate perdesse tutta la sua valenza negativa e denigratoria nel contesto culturale e sociale in cui viene pronunciato.

Una giustificazione di una superficialità disarmante, così come l’arringa difensiva del termine “cagna“:

No ma la storia dei croccantini è nata in maniera diversa […] è quella l’accusa “cagne”, “croccantini”, non sanno neanche di che stanno parlando, perché non ci ascoltano, perché noi abbiamo etichettato in quel modo, tra l’altro facendolo con gli ascoltatori, alcuni comportamenti di donne […] si parlava di quelle donne che vanno in discoteca, ti abbordano, capito, ti fanno spendere 2mila euro per il tavolo, poi da te passano a un altro e poi da lì abbiamo cominciato a giocarci su, dai, mamma mia

Il messaggio di una ascoltatrice mandato in onda conferma che “cagne” (termine che non è stato certo coniato dai conduttori del “The morning show” e la cui valenza offensiva è ben nota), ha il chiarissimo significato di troie:

Ma queste si sentono toccate dal fatto che gli dite “croccantini, croccantini” perché in realtà un po’ troie ci sono

Insomma, forse ci sbaglieremo, ma a noi sembra proprio il solito slut shaming.

Alla luce di questa ennesima puntata in cui i conduttori del programma denigrano le donne e insultano chi ha protestato contro il loro atteggiamento sessista, chiediamo la massima diffusione di questa vicenda a tutte le persone, i gruppi e le associazioni che come noi pensano che:

  • sia molto grave che dei professionisti che lavorano nella comunicazione – anche se fanno intrattenimento e non informazione – lancino messaggi offensivi nei confronti del genere femminile, perpetuando alcuni di quegli stereotipi culturali a causa dei quali le donne sono ancora discriminate in molti ambiti della nostra società e subiscono quotidianamente molestie e violenze verbali, psicologiche e fisiche;
  • sia inaccettabile che insulti discriminatori possano essere fatti passare per “satira”, normalizzando atteggiamenti lesivi della dignità delle donne.

Abbiamo già reso noto l’accaduto al Telefono Rosa nazionale, che ringraziamo per averci dato pieno sostegno: la presidente Gabriella Carnieri Moscatelli ha pubblicato un duro comunicato sul caso. 

“Restiamo davvero sbigottite – ha scritto Moscatelli – anche per il fatto che l’editrice della radio sia una donna. Ci chiediamo se non sia venuto in mente a questa signora, al suo direttore artistico e ai suoi conduttori, quanto questo linguaggio possa essere dannoso per giovanissimi uomini e giovanissime donne che ascoltano. Ci chiediamo se vivono fuori dal mondo o se hanno saputo (magari ascoltando qualche altra radio) che in Italia, viene ammazzata una donna ogni due giorni da un ex. Sappiano che è proprio per questa subcultura del sessismo e della barbarie linguistica verso le donne che la violenza cresce, sguazza e si manifesta“.

Ringraziando anche Ilaria Nassa, la lettrice che per prima si è esposta e ha sollevato il caso, e tutte le persone (uomini e donne) che ci hanno sostenuto in questi giorni, vogliamo far sapere a chiunque ci legga che offese e derisioni non ci hanno certo intimidito: non smetteremo di far sentire la nostra voce.