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Family Day, quel Gasparri indecente coperto dagli insulti a mamma Meloni

“È il Family day, non l’handicappato day, però ci sei anche te!». No, Maurizio Gasparri – vicepresiedente del Senato, intervistato da Enrico Lucci de Le Iene – non l’ha chiamata Giornata delle persone con disabilità. Avrebbe sbagliato comunque, ma ne sarebbe uscito meglio. Invece ha detto proprio handicappato day. Due parole che suonano come un pugno in faccia alle persone disabili, alle loro famiglie e a chi ogni giorno se ne prende cura (tanto che è partita una petizione per chiedergli di scusarsi).

Lucci e Gasparri durante l'intervista

“Siamo sconcertati – ha commentato Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas, l’Associazione nazionale delle famiglie di persone disabili – soprattutto perché a dirlo è stata una persona che dovrebbe rappresentare una carica altissima dello Stato e che invece tratta i cittadini con disabilità come persone inferiori, da disprezzare, calpestando non solo la loro dignità ma anche gli stessi valori della Costituzione italiana su cui ha giurato e che invece ha dimostrato di non rispettare”.

Al suo sconcerto si aggiunge il nostro. Perché fa infuriare che una dichiarazione tanto offensiva e discriminatoria da parte di una delle massime cariche istituzionali del Paese sia passata quasi inosservata in un (family) day after tutto insulti a mamma Giorgia Meloni. Niente di più facile che sparare a zero su una donna non sposata e incinta che si è sempre atteggiata a paladina della famiglia tradizionale.

Meloni contro i diritti civili. Meloni che “i matrimoni gay costano troppo” e “ogni bambino ha diritto sia a una mamma che a un papà”. Meloni critica perfino con la “gravidanza mediatica di Gianna Nannini”, così la definì ai tempi. Eppure lei, ex-bambina prodigio della destra italiana made in Garbatella, non è certo la sprovveduta dell’ultima ora e conosce perfettamente i meccanismi della comunicazione, ma ha scelto di dare il lieto annuncio al Family Day. Così, perché “non mi aspettavo questa enorme rabbia”.

Gli squadristi della rete naturalmente erano lì, in agguato, pronti a colpire con una raffica di colpi tale da ribaltare subito i ruoli: Meloni vittima di attacchi violenti e spesso irriferibili, anche da parte di alcuni paladini dei diritti civili. Tanto da essere difesa dalla stessa Monica Cirinnà e dalla presidente della Camera Laura Boldrini.

Domanda: che senso ha che persone che vogliono vedere, giustamente, l’omosessualità riconosciuta come condizione naturale augurino alla leader di Fratelli d’Italia un figlio gay? Non è questo stesso auspicio discriminante per la popolazione LGBT? È lecito pretendere rispetto per sé e negarlo ad altre persone?

Attenzione. Qui la politica non c’entra niente. C’entrano il sessismo e l’ignoranza. Le donne, il loro corpo e le loro scelte.

È noto che Pasionaria, tra l’altro promotrice di un manifesto femminista per l’approvazione del ddl Cirinnà, combatta ogni giorno le posizioni di Giorgia Meloni su immigrazione, accoglienza, solidarietà, diritti civili. Ma che differenza c’è tra l’aggressività delle sue invettive e quella della valanga di insulti che la sta ricoprendo?

Il rischio, alto, è quello di cadere inevitabilmente nella rete di quell’incoerenza che si vuole criticare. Ma la critica è utile se costruttiva, altrimenti è solo un fare a pezzi.

A Gasparri, che ha fatto sapere di essersi scusato con le persone disabili “alle quali ho dedicato e dedicherò iniziative concrete di sostegno”, ricordiamo che il bene si fa ma non si dice.