Uno dei temi che, da anni, causa contrasti e spaccature all’interno dei femminismi è la prostituzione, fenomeno complesso su cui i gruppi di attiviste si posizionano in modo diverso.
Il dibattito è aperto e, per darne un quadro molto generale e semplificato a chi non l’ha mai affrontato, possiamo dire che da una parte ci sono le femministe abolizioniste, le quali rifiutano la pratica della prostituzione in quanto tale ritenendola in ogni sua declinazione una forma di violenza e perciò pratica patriarcale da abolire; dall’altra ci sono le femministe sex-positive, le quali, pur condannando lo sfruttamento e la tratta delle donne che sono costrette a prostituirsi, pensano che la prostituzione non sia sempre violenza e che il femminismo debba sostenere l’autodeterminazione delle e de* sex worker, cioè delle persone che decidono di prostituirsi di propria volontà (questa è anche la nostra posizione).
Un nuovo scontro su questo fronte si è aperto il pomeriggio del 12 ottobre alla Casa internazionale delle donne di Roma, durante la presentazione del libro Stupro a pagamento. La verità sulla prostituzione di Rachel Moran, a cui, oltre l’autrice, sono state invitate tre femministe su posizioni abolizioniste: Alessandra Bocchetti, Elisa Ercoli e
Pina Nuzzo. L’incontro è stato interrotto da una protesta organizzata dal collettivo di sex worker Ombre Rosse insieme a varie soggettività LGBTI, transfemministe queer e non binarie.
Che cosa è successo
Dopo qualche minuto dall’avvio della presentazione, alcuni attivisti si sono alzati in piedi mostrando prima sciarpe e rose di colore rosso, colore simbolo de* sex worker, e poi alcuni cartelloni sulle rivendicazioni di lavoratrici e lavorator* del sesso.
«Nessuno di noi – ci racconta Ethan Bonali, che ha partecipato alla protesta – ha parlato per interrompere le relatrici, che ci hanno detto: “Non potete stare qua, dovete uscire, siete dei violenti”. Alcune delle persone tra il pubblico ci ha preso a spintoni per farci uscire e ci ha strappato dei cartelli. Una signora ci ha detto: “Andate a fare le marchette sui marciapiedi”. Altre ci hanno chiesto perché invece non volessimo partecipare alla discussione, ma chi ha organizzato l’incontro non ha invitato nessun contraddittorio».
«Purtroppo ce lo aspettavamo – aggiunge M. di Ombre Rosse – la nostra è stata un’azione simbolica, pacifica. Volevamo portare i nostri contenuti attraverso i cartelloni ma non abbiamo potuto farli leggere perché ce li hanno strappati, hanno strappato anche i volantini».
Dopo la pubblicazione di questo articolo, nei commenti della nostra pagina Facebook, diverse persone hanno dato una versione diversa dell’accaduto, definendo “violenta” l’azione di Ombre Rosse e raccontando di un tafferuglio in cui sarebbe stata strattonata una donna anziana del pubblico. Inoltre, alcune commentatrici hanno fatto presente che le persone che hanno protestato con il flash mob sarebbero state invitate a intervenire ma avrebbero rifiutato la proposta.
Il perché della protesta
Chi ha organizzato la protesta ha denunciato l’assenza all’evento di interlocutrici o interlocutor* che portassero avanti posizioni diverse rispetto a quelle abolizioniste, presentando solo una faccia della realtà della prostituzione.
«Questo libro – si legge nella presentazione dell’evento – non è soltanto un racconto autobiografico, ma piuttosto l’analisi personale-politica di che cosa sia veramente la prostituzione: “la commercializzazione dell’abuso sessuale”. Con grande precisione analitica Rachel smantella i falsi miti sulla prostituzione mettendo in luce l’intreccio tra discriminazione sessuale e socio-economica di cui si nutre lo sfruttamento disumano dell’industria del sesso».
«Vi invitiamo a partecipare alla presentazione del suo libro “Stupro a pagamento” perché anche in Italia possa aprirsi un dibattito serio sulle difficoltà e le violenze che vivono quotidianamente le persone prostituite e su ciò che le istituzioni dovrebbero e potrebbero fare per mettere fine a questa intollerabile violazione di diritti umani. Questo dibattito non può che mettere al centro la voce di donne come Rachel».
Secondo Ombre Rosse, però, per parlare in modo obiettivo di prostituzione si dovrebbe ascoltare anche la voce delle sex worker.
«Non è stata chiamata nessuna che non assuma un’ottica neo-proibizionista», lamentano attiviste e attivist* sex positive nel loro comunicato. «Eventi come questi, impostati con questo linguaggio, in termini violenti e supponenti ci fanno pensare che si voglia dare spazio ad un’unica narrazione escludendo possibilmente qualsiasi altra voce. Questo non è il femminismo che noi conosciamo».
«Riteniamo estremamente violento e prevaricatorio – continuano – dichiararsi detentrici di una unica “Verità”. In particolare su un tema così complesso che coinvolge donne diverse per vissuti e scelte. Sappiamo che la prostituzione NON È SEMPRE VIOLENZA. Da sempre qualcuno si è arrogato il diritto di parlare per noi, al nostro posto. La riconosciamo come pratica patriarcale di delegittimazione: sostituirsi alle donne, infantilizzarle e dubitare della loro capacità di autodeterminarsi. Non lo permettiamo».
«Speriamo in un’altra occasione più inclusiva e dialogica», concludono.
Come Pasionaria, ci auguriamo che quanto accaduto possa aprire una fase di riflessione più obiettiva sul fenomeno della prostituzione, che coinvolga tutte le voci: sicuramente quelle delle vittime, ma anche quelle di chi non si ritiene tale e ha scelto di fare della prostituzione il proprio lavoro.