“Le dimensioni contano, eccome”.
Questa è stata una delle prime lezioni sul sesso (eterosessuale) che ho ricevuto fin da quando mi sono chiesta che cosa fosse: gli attributi del mio partner dovevano essere di grandi dimensioni se avessi voluto godere.
Per questo mi accadde, al mio primo approccio col sesso, di scoprirmi entusiasta: il mio partner infatti aveva un attrezzo di grandezza superiore ai miei più sfrenati sogni.
Ma si sa che la prima volta è spesso al di sotto delle aspettative della situazione, e fu una grande delusione. La prima volta è come quando compri un formaggio pregiato al supermercato e poi a casa ti accorgi che è scaduto.
Dopo diversi partner con grandi arnesi dentro i pantaloni (strano caso o “buona sorte”?), iniziai a preoccuparmi: non riuscivo mai a godere.
C’era sempre qualcosa che non andava e soffrivo ogni volta. C’era qualcosa di strano in me? Perché quello che era comunemente un privilegio a me non lo sembrava? Ero forse frigida? Così pensavo durante le mie notti insonni aggrappata alle lenzuola, elucubrando sulle malformazioni che poteva avere la mia vagina.
Fino a quando non mi trovai a letto con un ragazzo normodotato e godetti come Dio comanda. “Sono stata molto fortunata ad avere avuto un ragazzo che compensava con altro le sue mancanze fisiche”, pensai allora.
Ma mi sbagliavo, perché con il tempo mi accorsi che non solo provavo più piacere nella posizione del missionario (contrariamente a come Sex and the City ammoniva: “Nessuna donna può avere un orgasmo così”), ma che preferivo – udite, udite – avere a che fare con ragazzi con un pene di modeste dimensioni.
E in più, con mia grande sorpresa, non c’era niente di anormale.
Perché? Perché la sessualità di ciascuno è un grosso punto interrogativo, che non si presta a inscatolamenti rigidi in scomparti altrettanto rigidi.
Quanto siamo disposte a sacrificare della nostra sessualità per andare dietro alle favole che ci hanno raccontato sul sesso? Favole che ci propinano ogni giorno.
Il mito delle dimensioni del pene è solo uno dei tanti stereotipi sessuali radicati nella nostra cultura e nella nostra mente. Stereotipi che sono pericolosi per tutti, uomini e donne, e che danneggiano la nostra salute e il nostro modo di rapportarci verso il sesso e verso i/le nostri/e partner. L’industria menzognera del porno mainstream non fa che renderci più smarriti.
Un uomo normodotato, condizionato dagli stereotipi della pornografia tradizionale e dall’opinione generalizzata, sarà portato a pensare che qualcosa nel suo corpo non vada abbastanza bene per soddisfare una donna. Sarà sempre spinto a pensare di avere qualcosa in meno o di dover, come pensavo io, “compensare” con altri tipi di prestazione.
Questo tipo di “standardizzazione” dei gusti sessuali colpisce uomini e donne, facendo loro pensare di essere persone “anormali” se hanno altre preferenze specifiche, diverse da quelle considerate “accettabili”. Questa concezione si concretizza nelle granitiche frasi: “Alle donne piace così”, “Gli uomini vogliono questo”. Come se non esistessero altre vie individuali e proprie.
Come quella che ho scelto io.
Un’invettiva contro i peni grandi, quindi? No.
Ma un elogio alla diversità e alla libertà di espressione in una delle attività più divertenti e creative della nostra vita.