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Nawāl al-Saʿdāwī e la condizione della donna nell’Islam

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Chi è: Nawāl al-Saʿdāwī, scrittrice, psichiatra e militante femminista egiziana, nata a Kafr Tahla il 27 Ottobre 1931.

Cosa ha fatto: nacque in una famiglia tradizionalista che non negò a figli e figlie il diritto allo studio. A sei anni la daya (donna del rasoio) le praticò la la mutilazione genitale. Fin dalle elementari, manifestò l’appassionato desiderio di voler andare all’università e diventare scrittrice, anche arrivando a boicottare i tentativi della famiglia di trovarle marito. Sopportò qualsiasi disagio per poter studiare, e riuscì a laurearsi col massimo dei voti in Medicina nel 1955, specializzandosi poi in Psichiatria. Esercitò la professione medica e contemporaneamente compose saggi, racconti e romanzi, per denunciare argomenti considerati tabù dalla società arabo-islamica: nel 1977 pubblicò la sua opera più famosa, La faccia nascosta di Eva, che tratta di violenze subite dalle bambine, mutilazioni genitali, prostituzione, matrimonio e divorzio nel fondamentalismo islamico.  I suoi testi vennero censurati da autorità statali e religiose e nel settembre 1981 venne incarcerata con l’accusa di “crimini contro lo stato”. Venne liberata alla fine dell’anno dopo l’assassinio del presidente egiziano Muḥammad Anwar al-Sādāt; dovette vivere sotto scorta fino all’inizio degli anni Novanta, quando si trasferì negli Stati Uniti e diventò docente universitaria.

Perchè è “pasionaria”: è una tra le scrittrici e femministe arabe contemporanee più famose. La condizione femminile è il tema dominante delle oltre 27 opere. Divorziò da due mariti, un medico e un avvocato, che volevano imporle di abbandonare la sua carriera di medico e di scrittrice, considerando queste attività imbarazzanti e ostacolanti per le proprie carriere. Rinchiusa in carcere, subì la privazione di qualsiasi oggetto come penne e carte, ma non smise di scrivere: usò una matita nera per gli occhi e la carta igienica. Nel corso degli anni Duemila, continuò ad essere sottoposta a censure e a subire denunce per apostasia ed eresia. Il suo instancabile impegno in favore dei diritti delle donne ha profondamente influenzato i recentissimi cambiamenti nel sistema legislativo egiziano. Dal 2008 le donne egiziane hanno conquistato il diritto di registrare i figli nati fuori dal matrimonio con il proprio cognome; l’età minima per il matrimonio è stata alzata a diciotto anni; la circoncisione femminile, la clitoridectomia e l’infibulazione sono ora un reato perseguibile e punibile con il carcere o una pena pecuniaria.