Con questo articolo inauguriamo una serie di riflessioni sugli stereotipi rivendicati dalle “Donne contro il femminismo”, un gruppo che ricalca le orme del blog “Women against feminism”, finito poco tempo fa agli onori delle cronache. Uniamo così la nostra voce a quella delle amiche di Narrazioni Differenti, per rispondere a chi continua a diffondere pregiudizi il cui unico obiettivo è indebolire le donne (tutte, anche quelle non femministe).

Le femministe odiano gli uomini: è uno dei luoghi comuni più gettonati da chi cerca di infangare il femminismo e darne una falsa percezione.
Mantenere viva l’idea che le femministe siano “cattive” e “arrabbiate” conviene a chi non vuole rinunciare ai propri privilegi o sforzarsi di cambiare il proprio punto di vista. Gettare fango sul “nemico” è il modo più vecchio del mondo per zittire senza ascoltare, ma anche per scaricarsi di ogni colpa (ne parliamo anche nella nostra Enciclopedia alla voce “Femminista”). Da qui: “Le femministe sono crudeli e maltrattano gli uomini”.
C’è una minima parte di verità nella figura della “femminista misandrica“? Forse.
Ci sono donne che si nutrono dello stereotipo del sesso femminile debole e indifeso per accusare i maschi cattivi di ogni possibile colpa. Così come quelle che vogliono l’uguaglianza tra i generi, ma si aspettano che gli uomini paghino la cena. Alcune di loro si definiscono femministe e spesso sono proprio queste a fare notizia e a “rappresentare” il femminismo per coloro che non conoscono bene l’argomento. Ma il femminismo è ben altra cosa.
Sbandierare la propria appartenenza ad un gruppo non significa seguirne realmente i principi, o averli compresi: un po’ come definirsi attivisti vegani e poi mangiare di nascosto una bistecca.
Il femminismo è un movimento finalizzato ad ottenere pari diritti per tutti i generi. Proclamare la superiorità (o inferiorità) delle donne e insultare e sminuire gli uomini in quanto tali non è una ricerca della parità e non è femminista.
Non è raro trovare femministe che si esprimono con toni aggressivi o sarcastici. Spesso, però, chi punta il dito contro di loro accusandole di misandria e vittimismo, tende a fraintendere la veemenza battagliera per ciò in cui queste donne credono con un “j’accuse” nei confronti del sesso maschile. Il fraintendimento è condizionato proprio da questo stereotipo, che spesso impedisce di comprendere le reali motivazioni dietro la rabbia e la frustrazione di molte femministe.
Non è facile lottare per ottenere rispetto e dignità che dovrebbero essere riconosciuti per principio, in quanto esseri umani. Spesso ci si infuria quando si parla di eventi drammatici che non dovrebbero accadere, ma che nella realtà sono comuni e più o meno tacitamente accettati. O quando si prova a fare un discorso costruttivo e, invece di un dialogo, si ottiene in risposta il solito “voi odiate gli uomini!”.
Nella maggior parte dei casi quello che si odia è solo ed esclusivamente il maschilismo di cui la società fatica ancora a liberarsi.
Donne, uomini e persone di genere non binario coesistono: per ottenere un cambiamento positivo bisogna sensibilizzare tutti quanti ai problemi causati dalla discriminazione di genere, lavorare insieme, comunicare, ascoltarsi e supportarsi a vicenda. Questo predica il femminismo. Odiare gli uomini sarebbe decisamente insensato e contraddittorio.
