“Una persona speciale, di poche parole ma tantissimi fatti”. Questo, e molto altro, era Luki Massa per Porpora Marcasciano, la presidente del Movimento Identità Trans (MiT), che dal 21 al 24 settembre parteciperà a Bologna al festival ideato e diretto dalla sua amica e compagna di tante lotte, scomparsa lo scorso anno: Some Prefer Cake, la rassegna di cinema lesbico.
È proprio a Luki, regista e punto di riferimento del movimento lesbico e femminista italiano, che è dedicata questa nona edizione, che arriva dopo due anni di pausa e un anno dal suo addio, a 54 anni, dopo una lunga malattia.
“Al suo funerale – ricorda Porpora – c’era mezza Italia, perché il riconoscimento che Luki aveva e ha è oggettivo, va al di là di gruppi, associazioni, aree. Questo riconoscimento arriva per quello che sei e che fai”. E Luki Massa ha fatto tantissimo per la comunità Lgbti e in particolare per le donne.
Dall’attivismo al Cassero di Bologna alla direzione di Divergenti, festival internazionale di cinema trans, all’impegno con Facciamo Breccia, il movimento che tra il 2005 e il 2008 ha arginato la deriva autoritaria del Vaticano, chiedendo laicità e autodeterminazione.
Avventure condivise con Porpora Marcasciano. “La conobbi – racconta – agli inizi degli anni Ottanta, quando di visibilità lesbica ce n’era poca e poche lesbiche si definivano tali. Fu lei a prendermi per mano e farmi scoprire quel pezzo di femminismo che mi mancava: smontò la concezione mia e di tanti altri che il separatismo fosse una chiusura. Mi insegnò che il separatismo non era negazione, ma vivere, ripartire dal femminile, da se stesse. Una pratica che per lei era quotidiana ma non per questo la isolava: tendiamo a categorizzare dividendo tra loro femministe, lesbiche, trans, gay, invece Luki concentrava tutto questo nella sua lotta e nella sua vita. Contaminava”.
Luki Massa è stata imprescindibile per la comunità lesbica italiana, non solo per chi l’ha conosciuta come instancabile organizzatrice e compagna di lotte, ma anche per tutte quelle ragazze, “millennials”, che non hanno vissuto la stagione delle battaglie degli anni Ottanta e Novanta. Perché ha saputo raccontare attraverso il suo immaginario cinematografico cosa voglia dire essere lesbica, senza stereotipi da cinema per adolescenti e senza inutili drammi.
Se Rapido finale con passione (1998) è un inno non solo alla seduzione fra donne ma anche al femminismo (una famiglia quasi matriarcale, una donna che fa un lavoro da molti considerato “da uomini), Split (2007) è stato per molte lesbiche un modo di ri-conoscersi sullo schermo per la prima volta.
Come non identificarsi nella storia di Sofia e Camilla, due studentesse universitarie come tante, belle non come dive del cinema, ma come i volti che si incontrano in un’aula o in un bar? La tensione che, attraverso una discussione apparentemente tutta intellettuale e la gestualità femminile, si costruisce tra le due protagoniste ha fatto desiderare e sognare e ha fatto nascere di più di una storia d’amore.
Non solo cinema narrativo, ma anche documentari, come Felliniana (2010), dedicato alla carriera attoriale di Marcella di Folco, figura storica del movimento transessuale italiano.
E poi le foto, quelle dell’Europride 1994, ma soprattutto la sua personale “Punti di con/tatto” che, già esposta in Francia e Spagna, si potrà vedere proprio a Some Prefer Cake.
La nuova edizione del festival nasce dall’esigenza di riprendere la lotta di Luki, raccogliere la sua eredità. “A Luki, nostra sorella outsider che ha reinventato il mondo – scrivono le organizzatrici sul sito della rassegna – dedichiamo questa rinascita, questo atto di desiderio, resistenza e passione con cui riprendiamo il suo e il nostro lavoro lì da dove lei lo ha lasciato. Riprendiamo a fare il festival e desideriamo farlo così come piaceva a lei, ironico, attivista e innamorato”.
Porpora ci sarà: “Ho bisogno di esserci. L’eredità di Luki è altissima: è fatta di dignità, orgoglio e impegno quotidiano. Ma c’è molto altro, si continuerà a riflettere ed elaborare. Luki ha scritto pagine importanti del movimento lesbico e femminista, ora sta a noi: la storia è ancora tutta da scrivere”.