Chi è: Lina Merlin (all’anagrafe: Angelina), politica e partigiana italiana, nata a Pozzonovo (Pd) il 15 Ottobre 1887.
Cosa ha fatto: è stata membro dell’Assemblea Costituente e prima donna eletta al Senato in Italia. Fu una militante antifascista, iscritta negli elenchi dei sovversivi: negli anni Venti venne arrestata e confinata per cinque anni in Sardegna, tra Nuoro, Dorgali e Orune. Durante quel periodo conquistò la fiducia delle donne locali e ad alcune di loro insegnò a leggere e a scrivere. Contribuì alla costituzione dei Gruppi di Difesa della Donna e per l’Assistenza ai Volontari della Libertà, organizzazione dalla quale nascerà l’Unione Donne Italiane. La sua opera quarantennale per l’avanzamento sociale e culturale del popolo italiano – in particolare delle donne – è stata sacrificata e limitata alla sola battaglia di chiusura delle case dove si esercitava la prostituzione regolamentata dallo Stato (legge 20 febbraio 1958, n. 75).
Perché è “pasionaria”: denunciò l’ipocrisia degli uomini che, pur dichiarandosi religiosi e osservanti, frequentavano le case di tolleranza “per svagarsi”, mentre non era consentito alle donne “perbene” avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. La sua attività politica non riguardò solo la storica legge che porta il suo nome, che pur significò una grande conquista: la Costituzione porta il segno del suo contributo all’articolo 3, “Tutti i cittadini (…) sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso (…)”. A lei si devono, tra l’altro, l’abolizione del “nomen nescio” che veniva apposto sugli atti anagrafici dei trovatelli, l’equiparazione dei figli naturali ai figli legittimi in materia fiscale, la legge sulle adozioni che eliminava le disparità di legge tra figli adottivi e figli propri, e la soppressione definitiva della cosiddetta “clausola di nubilato” nei contratti di lavoro, che imponeva il licenziamento alle lavoratrici che si sposavano. Oriana Fallaci la intervistò nel 1963, in concomitanza con il ritiro dalle scene della politica.