Premessa: sono giorni di grande dibattito sul disegno di legge del parlamentare Zan contro la misoginia e l’omo-lesbo-bi-transfobia. Sulle principali testate le voci femministe e lesbiche che si sono sollevate sono quelle che hanno il privilegio di finire facilmente sui giornali grazie alla loro visibilità e che purtroppo sono contrarie a questa proposta di legge perché critiche nei confronti del concetto di “identità di genere”, che andrebbe a minare la “categoria donna”.
Ma ci sono soggettività lesbiche, femministe e transfemministe che non la pensano allo stesso modo, anzi sono fermamente convinte che la lotta al patriarcato non possa fare a meno dello sconfinamento dal binarismo di genere e che eliminare il concetto di “identità di genere” alimenti le discriminazioni e le violenze contro le persone trans e non binarie.
Questo non significa in alcun modo escludere, danneggiare o cancellare la soggettività “donna”, ma abbracciare, stringere alleanze e lottare fianco a fianco con tutte quelle altre soggettività che da sempre, con le donne, sono schiacciate dal patriarcato, che arriva a negare la loro stessa esistenza. Dividersi in fazioni non fa altro che rafforzarlo e peggiorare la vita di tutte e tutt* noi “soggettività altre”.
LEGGI ANCHE Perché Arcilesbica non mi rappresenta: ripensarsi come lesbiche
L’appello
«Desideriamo esprimere e rendere pubblico un posizionamento lesbico in dissenso con l’unica voce lesbica per ora emersa nel confronto politico e sociale che precede la discussione parlamentare del Ddl Zan sui crimini d’odio verso donne, lesbiche, gay, bisessuali e trans*.
Non ci riconosciamo, infatti, nella critica di alcune all’espressione “identità di genere“, nominata nella legge insieme a sesso, genere e orientamento sessuale.
Come lesbiche, da sempre attraversiamo i confini dei generi assimilando la rottura degli schemi eterosessuali, che ci impongono di aderire a un ruolo e ad aspettative che il patriarcato prescrive sui nostri corpi.
Ognuna lo ha fatto con la sua libera declinazione soggettiva, attraverso un’identità lesbica che non è fissa e immutabile nel tempo e che non ha bisogno di essere difesa né di arroccarsi sulle categorie biologiche per continuare a (r)esistere.
Riteniamo che lo schema che assegna i ruoli sociali in base al sesso anatomico di nascita, o attribuito alla nascita, sia da superare, e che questo sia un cambiamento non rimandabile ancora a lungo sul piano storico.
Le nostre esistenze lesbiche esprimono il rifiuto degli schemi identitari decisi dal patriarcato fin dai tempi sei-settecenteschi del passing di genere, che permetteva alle donne di vivere una vita più libera travestendosi da uomini.
Non si tratta solo di un orientamento sessuale, per noi non è mai stato solo questo: è stato uscire da gabbie di sottomissione, umiliazione e sfruttamento reali, come le schiave fuggitive di cui ha parlato Monique Wittig. Anche la butch fin dagli anni Cinquanta ha rappresentato una «identità di genere», declinata in modo dirompente: è stata una scelta di libertà attraverso la negazione del ruolo sociale della donna.
La nostra identità di genere risiede nella liberazione dei corpi, insieme a chi condivide la nostra rivolta. Perché è dalla nostra rivolta e dalle contaminazioni che essa comporta che ri-partiamo continuamente per definire e costruire insieme l’essere lesbica.
Cancellare l’identità di genere significa negare la base stessa del posizionamento esistenziale e politico di milioni di persone lesbiche, bisessuali, trans*, non binarie, intersex.
Non sono la quantità di ormoni o il sesso assegnato alla nascita a creare violenza e discriminazione, è il posizionamento nel mondo, che nasce da un rapporto critico con i generi e soprattutto con i ruoli a essi attribuiti.
Non esiste alcuna «fobia», l’odio è un problema sociale e va risolto con cambiamenti sociali. Anche questa legge, che appoggiamo, fa parte di questi cambiamenti.
Difenderemo con ogni mezzo il diritto a esprimere le soggettività e le identità di genere nel modo più libero, contro ogni tipo di discriminazione e violenza sia fisica che sistemica. Il femminismo eterosessista e destrorso non è femminismo, ma un cavallo di Troia del patriarcato».
Lesbiche, femministe, transfemministe, sostenitrici:
Katia Acquafredda, Patrizia Adamo, Diana Agostinello, Ilaria Alloggio, Rossana Aluigi, Anarkikka, Maria Laura Annibali, Silvia Antosa, Gabriella Arcadu, Donatella Arione, Francesca Arsale, Angela Azzaro, Mari Cira Battaglia, Alessandra Benato, Anna Benedusi Pagliano, Daniela Bentrovato, Sofia Bergonzani, Stefania Bertolini, Graziella Bertozzo, Alice Biagi, Elena Biagini, Barbara Bonomi Romagnoli, Giada Bonu, Rachele Borghi, Aurora Bulla, Beatrice Busi, Paola Cabutti, Silvia Calderoni, Grazia Maria Caligaris, Yele Canali Ferrari, Giovanna Capelli, Martina Cappai, Enrica Capussotti, Ylenia Valentina Carbone, Giulia Carta, Antonia Caruso, Silvia Casassa, Francesca Caston, Cecilia Casula, Carla Catena, Francesca Cavarocchi, Tosca Cellini, Lidia Cirillo, Elisa Coco, Cinzia Colaprico, Valentina Coletta, Alda Colombera, Eliana Como, Silvia Conca, Maria Micaela Coppola, Tiziana Coni, Elisa Corridoni, Giulia Costa, Manuela Costa, Lulù Crescimbeni, Mariagiulia Cretella, Eva Croce, Anna Crozzoletto, Agathe H.L. Cruaud, Antonella D’Annibale, Beatrice Da Vela, Pia De Bellis, Carla Dedola, Silvia De Gasperi, Sara De Giovanni, Maya De Leo, Valeria De Natale, Anna Della Ragione, Nunzia Di Dio, Serenella Di Gioia, Rita Di Pietrangeli, M. Costanza Di Salvia,Valentina Di Stefano, Grazia Di Canio, Stefania Doglioli, Liliana Ellena, Federica Fabbiani, Maria Grazia Fabrizi, Daniela Lourdes Falanga, Maria Falcitelli, Eugenia Fattori, Caterina Fava, Antonia Anna Ferrante, Carmen Ferrara, Elisabetta Ferrari, Maria Filice, Fabiola Fiore, Arianna Miriam Fiumefreddo, Laura Fontanella, Piera Forlenza, Giusy Fotia, Maddalena Fragnito, Alice Frappampina, Elisa Fraulini, Antonella Furgiale, Claudia Furlanetto, Paola Gabrielli, Debora Galbiati Ventrella, Antonella Garofalo, Vittoria Gatti, Marinella Gaudio, Flavia Giberti, Maria Ginaldi, Lilia Giugni, Elisa Gobbi, Francesca Gravina, Roberta Grella, Cinzia Guerrieri, Paola Guazzo, Cinzia Guerrieri, Tania Guiducci, Annamaria Ilardo, Maria Laricchia, Gaia Lazzati, Chiara Leoncini, Verdiana Leone, Roberta Li Calzi, Anita Lombardi, Chiara Lora, Antonella Luce, Deborah Luchini, Annarita Lupoli, Monica Maggi, Angela Mancini, Elisa Manici, Daniela Maracich, Maddalena Marchetto, Michela Mariotto, Teresa Masciopinto Alessia Massaro, Simona Massei, Elisa Mastroianni, Lea Melandri, Loretta Meluzzi, Rossana Mennella Esposito, Monica Mercantini, Ricke Merighi, Francesca Merizi, Giulia Merlo, Eleonora Missana, Irene Moretti, Daniela Morgante, Carmen Morgia, Ilaria Nassa, Mary Nicotra, Sara Nissoli, Silvia Nugara, Patrizia Ottone, Roberta Padovano, Marta Palvarini, Francesca Paoloni, Rosy Paparella, Elisabetta Papini, Irene Pareschi, Diletta Parrino, Michela Pascali, Anna Pascuazzo, Irene Pasini, Silvia Pastore, Sandra Pellizzon, Antonia Peressoni, Vincenza Perilli, Emanuela Perini, Ludovica Pesaresi, Judith Pinnock, Benedetta Pintus, Valentina Pinza, Chiara Pizzuti, Cristina Pizzuto, Polina Poletti, Sara Pollice, Daniela Portonero, Patrizia Poselli, Michela Poser, Rossana Praitano, Anna Pramstrahler, Roberta Proietti, Fiorella Puglia, Antonella Quinci, Savina Ragno, Camilla Ranauro, Alessandra Riberi, Giuliana Righi, Paola Rivetti, Paola Rizzi,Valeria Roberti, Cecilia Robustelli, Maria Romano, Ilaria Rondinelli, Elena Rosso, Cecilia Ruiz López, Irene Russo, Renata Rustichelli, Chiara Sabatelli, Loretta Sabattini, Deborah Salmaso, Rosanna Santoro, Elisa Liz Schiavoni, Maria A. Siriani, Giulia Siringo, Alessandra Staiano, Antonella Stasi, Federica Tarsi, Monica Tassi, Donatella Tirelli, Ilaria Todde, Daniela Tomasino, Cristina Torazza, Pierina Trivero, Roberta Vacca, Daniela Vassallo, Clara Vecchiato, Veronica Vennettilli, Anna Vernarelli, Maura Verra, Giziana Vetrano, Ida Vigliarolo, Rossella Vigneri, Elena Violante, Cinzia Visciano, Lara Vodani, Ottavia Voza, Sonia Zammitti, Fiore Zaniboni, Marinella Zetti, Lilith Zulli.