A Cagliari lo scorso fine settimana si è tenuta la seconda edizione di Le lesbiche si raccontano 2016, evento dedicato alle donne, ai diritti civili e alle discriminazioni di genere. Quando mi hanno proposto di partecipare per parlare della mia esperienza con Pasionaria in una conferenza sul femminismo intersezionale, ho accettato senza esitazione.
Sono tutt’altro che un animale sociale e parlare in pubblico è stata per me una grande sfida, ma credo tantissimo sia in Pasionaria che nel lavoro dell’associazione Arc che organizzava l’incontro, e quest’esperienza mi ha permesso di imparare e crescere in tanti modi.
Gli interventi si sono sviluppati a partire dagli approcci storici e filosofici di Federica Falchi ed Ester Cois, docenti di storia e sociologia all’Università di Cagliari, per poi arricchirsi con le esperienze di Anna Rita Oppo, femminista del Centro di documentazione delle donne, e Maria Pia Brancadori, insegnante e attivista della Circola nel cinema Alice Guy, un altro presidio femminista della città. Infine io ho concluso l’incontro parlando del lavoro di Pasionaria.it.
È stata raccontata la storia del femminismo intersezionale, quando i diritti delle donne hanno cominciato ad intrecciarsi con quelli delle persone afroamericane. Si è discusso del femminismo separatista e della sua efficacia, nonché del femminismo come atto di disobbedienza.
Ma anche dell’atteggiamento tipicamente colonialista che pretende di “salvare” persone appartenenti a culture e realtà differenti dalla propria, senza dare loro né ascolto né spazio.
Avrei voluto poter evidenziare come su un libro tutte le parti che mi hanno colpita di più della conferenza e del successivo dibattito, ma mi sono limitata ad assorbirle con sentimento.
Femministe così diverse, nell’età, nell’esperienza e nel modo di pensare, si sono riunite e hanno saputo rafforzare i propri discorsi ricollegandosi agli interventi delle altre. Non c’è stata alcuna competizione, nessuna pretesa di definire un femminismo più giusto di un altro, bensì tantissimo supporto e interesse per il lavoro delle altre.
Questa collaborazione tra donne, questo senso di unità, è la cosa più importante che ho portato a casa.
Grazie.