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La cultura underground dalla parte delle ragazze

Foto di Anita Corbin | da Buzzfeed.com
Foto di Anita Corbin | da Buzzfeed.com

Su Dangerous Minds un po’ di tempo fa è apparso un articolo che raccontava le “Visible Girls” di Anita Corbin. La fotografa inglese nei primi anni ’80 ha ritratto le culture underground londinesi, immortalando le ragazze. L’artista dice di aver scelto di concentrarsi sulle ragazze e non sui ragazzi perché le femmine delle “sottoculture” sono state spesso ignorate o considerate solo appendici dei maschi.

Per ogni protagonista ritratta, il tentativo di personalizzazione di uno stile è visibile, anche quando sembra che due amiche siano vestite allo stesso modo. Gli accenni di differenziazione sono talvolta minimi, quanto decisivi nel risultato. E questo è segno di una certa personalità.

Foto di Anita Corbin | da Buzzfeed.com
Foto di Anita Corbin | da Buzzfeed.com

D’altronde per essere punk, mod o skinhead si deve avere qualcosa in più ma questo vale per entrambi i sessi.

C’è da dire, in termini di femminismo, che la cultura underground ha posto sullo stesso livello maschi e femmine. Da fuori una ragazza può sembrare l’accessorio di un ragazzo ma il rendere femminile uno stile e portarlo con sé ogni giorno significa comunque creare qualcosa di nuovo, in relazione con i maschi, ma non per forza a corollario.

Si tratta di uno sforzo sociale che le ragazze fanno volentieri perché nella cultura underground sono l’aggregazione e la socialità a contare veramente. Si fa parte di un gruppo e il colpo d’occhio è forte se si è in tanti a incarnare un unico spirito di squadra.

Chi ha trascorso l’adolescenza tra gli anni 80 e 90 deve molto alle varie subculture, che nel rapporto maschio-femmina hanno fatto valere i fatti al posto delle parole.

Foto di Anita Corbin | da Buzzfeed.com
Foto di Anita Corbin | da Buzzfeed.com

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