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La coppetta mestruale è femminista

coppetta mestruale

Ultimamente se ne parla più spesso, ma forse molte ancora non sanno bene cosa sia e come funzioni la coppetta mestruale. Di cosa si tratta? È un dispositivo per il contenimento del fluido durante la mestruazione.

Non è ancora molto diffusa: le donne preferiscono sistemi usa e getta come tamponi e assorbenti esterni. Ma la coppetta ha il vantaggio di essere riutilizzabile, economica, ecologica e igienica. Infatti, va periodicamente svuotata, lavata e reinserita: con una spesa di 20/30 euro si acquista un oggetto – in genere prodotto in silicone anallergico – che dura anche dieci anni, senza smaltimenti dannosi per l’ambiente.

Non mi dilungo su consigli su quale modello scegliere o su come si pulisce e si disinfetta: esistono decine di articoli in rete che ne parlano (sempre accompagnati da commenti scettici o addirittura disgustati) e il gruppo Facebook “Donne con la coppetta” raggruppa oltre 22mila donne.

Io ho all’attivo quasi dieci anni di utilizzo ininterrotto, e vi spiego perché, secondo me, la coppetta è femminista!

Il sangue mestruale è associato spesso a tante negatività. Dire a qualcuna che è “mestruata” intende sottolineare pessimo umore o nervosismo. Il sangue deve essere assolutamente occultato e le aziende produttrici di assorbenti non fanno che rassicurare le donne, che “in quei giorni” (sic!) potranno indossare pantaloni bianchi, lanciarsi col deltaplano o andare a feste chic indossando miniabiti color cipria. Naturalmente, c’è l’interesse al consumo regolare di un prodotto usa e getta, che faccia spendere alle donne ogni mese del denaro per affrontare il “periodo”.

Inoltre, parlare di mestruazioni in pubblico è giudicato maleducato e molte donne hanno ricevuto un’educazione che non le incoraggia a toccare il proprio corpo nelle parti intime, a maneggiarlo e conoscerlo anche senza un fine autoerotico.

Purtroppo, ancora oggi esistono miti e pregiudizi sul sangue mestruale come cosa immonda, basati su un’interpretazione un po’ troppo letterale dell’Antico Testamento. Tutti i tentativi, protratti per secoli, di scansare la donna mestruata perché non può lavarsi i capelli o fare il bagno o perché fa morire le piante e impazzire la maionese, non fanno altro che rafforzare l’idea di inferiorità della donna in una società dominata da uomini. Sancire che il sangue mestruale fosse in qualche modo tossico, malefico o pericoloso era probabilmente dovuto a una semplice paura dei poteri occulti delle donne.

Per questo la coppetta può essere considerata come un modo di riappropriarsi di questo aspetto – esclusivamente femminile – così denigrato delle nostre vite e del nostro corpo.

Spesso la coppetta è scelta dalle donne che hanno una buona confidenza col proprio corpo, e sono disposte a confrontarsi con una difficoltà iniziale nell’utilizzo di questo strumento. Con cognizione di causa, confermo che all’inizio è normale sentirsi inesperte nel maneggiarla, inserirla ed estrarla, ma non appena si capisce il “meccanismo del sottovuoto”, si apprezza infinitamente il fatto di non doversi cambiare spesso e di potersi dedicare a qualsiasi attività senza il freno del cordino che si potrebbe intravedere dal costume da bagno, della macchia che potrebbe comparire su pantaloni e sedie, delle “ali” che non hanno fatto bene il proprio dovere durante la notte.

La coppetta è pratica: quando si sceglie il giusto modello per la propria conformazione fisica, non ti tradisce: non si sposta, non “perde”, ti fa dimenticare la spiacevole sensazione della bolla che cola tra le gambe e che tu speri sia stata accolta nelle magiche ali di plastica.

Usare la coppetta mi fa sentire libera e in pace con la mia condizione biologica, dopo anni e anni di disagi per le mestruazioni di 7 giorni in un ciclo di 26.

Ho accolto così il mio ciclo mestruale come un aspetto della mia vita, e non lo combatto più: introducendo praticità nella gestione della mestruazione, è stato più facile liberarmi del connotato di sporcizia e del disagio di dover sempre controllare movimenti e azioni.

Non mi disgusta l’idea di toccare il sangue mestruale, di visualizzarlo mentre la svuoto, di vedere il bordo di silicone che ingiallisce col tempo. Non sono ancora arrivata a concimare i gerani, ma chissà, forse in futuro…

La coppetta è femminista perché ti distrae dalle logiche commerciali che ti vogliono consumatrice mensile di assorbenti e tamponi, e perché aiuta ad infrangere il tabù mestruale.

Bisogna liberarsi dal concetto che, così come la donna non prende valore con la maternità, non lo perde con la mestruazione alla quale è contrapposta. Ancora una volta, non dobbiamo permettere che retaggi culturali condizionino il rapporto con il nostro corpo e con la gestione dell’intero ciclo mestruale, che erroneamente viene associato solo all’espulsione del sangue uterino, ma che invece include anche le altre tre fasi successive alla mestruazione, che sono la fase follicolare, l’ovulazione e la fase luteinica.

La coppetta è femminista, ma è ancor più femminista che siano le donne a scegliere il metodo che preferiscono per la contenzione del sangue mestruale. Il confronto può avvenire anche in modo non convenzionale, come testimonia questa rap battle dove donne grintose si si sfidano in un confronto ritmato tra assorbenti e coppetta!