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L’8 marzo sciopero (anche in pandemia)

In un anno le condizioni di vita delle donne sono peggiorate radicalmente: la pandemia non ha fatto altro che esasperare una situazione già gravissima. Dal lavoro alla violenza di genere, dall'aborto al lavoro di cura, dalla rappresentanza alla salute fisica e mentale, ecco perché scioperiamo.

Scritta nera e bianca su sfondo fucsia L'8 marzo sciopero (anche in pandemia). In basso il logo di Pasionaria, in bianco

 

Ciao a te che passi di qui,

che ti domandi perché nell’anno dell’emergenza, in cui tutto sembra così strano ed eccezionale, in cui sono richiesti a tutt* continue rinunce, io oggi, 8 marzo, giornata internazionale della donna, abbia deciso comunque di scioperare dal lavoro (se posso, se ce l’ho), sciopero dagli stereotipi di genere che mi vogliono sottomessa. Sciopero perché mi mancano sia il pane che le rose, sciopero per rendere visibili le lotte che faccio ogni giorno.

Ti chiederai, forse, perché non rispondo alle mail, ho risposto “no” all’invito su Calendar. Perché oggi a scuola stiamo parlando di qualcosa che non è sui libri, perché sono vestita o vestit* di nero, perché porto un nastro fucsia.

Perché non sono disposta a sacrificare la mia lotta sull’altare di una pandemia, che ha reso ancora più urgenti e valide le mie motivazioni. Perché se il COVID-19 ha stravolto le nostre vite, non ha eliminato né stravolto il sessismo, né il sistema eteropatriarcale e capitalista che lo genera. L’emergenza non ci ha restituito una società più giusta e più equa, ma una società ancora più incattivita dove chi prima era già oppress* o marginale, lo è sempre di più.

Io oggi lotto come tutti gli anni e tutti i giorni.

Lotto perché voglio essere rappresentat* e rappresentare, non mi interessano i numeri di una percentuale, ma donne e persone non binarie che portino in politica i valori femministi. Non voglio essere l’orpello rosa in una politica machista, la quota che serve a fare rainbow-washing di un ennesimo governo capitalista e conservatore, che mette i numeri economici davanti alla persone.

Eppure le idee le abbiamo, esiste un piano pubblico che rispecchia la società che vorremo, ma il soffitto di cristallo è sempre più oppressivo sulle nostre teste.

Lotto perché se la pandemia da COVID-19 ha messo a dura prova tutto il paese, a farne le spese sono state soprattutto le donne e le soggettività oppresse. Di tutti i posti di lavoro perduti la stragrande maggioranza sono stati quelli delle donne.

Lotto perché durante questa emergenza sono state soprattutto le donne che hanno conservato il lavoro a sobbarcarsi un doppio carico, quello dello smart-working e della cura, che è diventata anche cura dell’istruzione a causa del massiccio ricorso alla DAD.

Lotto perché quando questo lavoro di cura è svolto dalle donne e dalle persone migranti, esse sono state considerate lavoratrici essenziali, ma nessuno si è poi davvero curato della loro salute o di agevolare la loro regolamentazione, dopo una sanatoria dagli esiti fallimentari. Lotto perché la tutela delle persone migranti, dalle irregolari alle richiedenti asilo, non è stata nemmeno contemplata nei piani vaccinali.

Lotto perché l’esperienza della DAD, oltre ad aver aumentato il lavoro di cura delle donne e il lavoro di tutte e tutt* le/i docenti (professione, che soprattutto, nei gradi inferiori dell’istruzione è largamente femminilizzata) ha acuito il classismo e le criticità del nostro sistema di istruzione e formazione. Migliaia di bambin*, ragazz*, adolescenti hanno perso (forse in modo irrimediabile) il diritto allo studio e stanno subendo traumi emotivi e psicologici di cui al governo sembra non interessare.

Lotto per il diritto alla salute, che è diritto all’aborto libero, sicuro e gratuito, lotto contro l’abuso dell’obiezione di coscienza, lotto per consultori aperti, diffusi e aperti alle persone trans e non binarie. Lotto per la salute delle persone disabili che nell’emergenza da COVID-19 sono state abbandonate a sé stesse. Lotto perché anche la salute mentale sia considerata un diritto e non un privilegio.

Lotto per le sex-worker, per le quali la mancanza di tutele e di regolamentazione ha significato, oltre all’essere potenziali vittime di violenze e abusi, anche essere escluse da ogni forma di tutela economica statale.

Lotto perché il protrarsi in varie forme del lockdown hanno costretto molte donne, molte persone non binarie e molt* bambin* a rimanere in spazi non sicuri, esasperando il problema della violenza maschile sulle donne e della violenza di genere che da anni come femministe e femminist* denunciamo. Lotto perché i centri antiviolenza, veri presidi sul territorio, abbiano finanziamenti stabili e sicuri.

Lotto perché voglio che gli spazi che attraverso siano sicuri, che possa uscire per strada, che possa andare dove voglio senza paura di essere molestata o violentata.

Lotto perché non voglio rischiare di essere ammazzata o ammazzat* perché mi ribello agli stereotipi di genere, perché un uomo non accetta che io non sia sua proprietà o non risponda ai suoi desideri.

Lotto per Rosella, per Victoria, per Ylenia… per chi non potrà far sentire la sua voce.

L’8 marzo io sciopero. E tu?