Da tempo è stato formulato un contraccettivo per maschi arrivato alle ultime fasi della sperimentazione umana, ma al momento nessuna casa farmaceutica sembra voler investire per dare l’impulso finale alle ricerche, produrlo e distribuirlo.
La notizia è stata riportata dal Chicago Tribune, che ne racconta il funzionamento. Lo ha inventato Sujoy Guha, ingegnere biomedico 70enne che ha fondato una start-up universitaria in India.
Il prodotto, che si chiama Risug (Reversible Inhibition of Sperm Under Guidance, cioè “inibizione reversibile dello sperma sotto controllo”), consiste nell’iniettare un gel di polimeri nei canali dello scroto che trasportano gli spermatozoi danneggiandone la capacità di muoversi e di conseguenza l’efficacia nell’inseminare l’ovulo. Gli effetti della prima iniezione dovrebbero essere reversibili con una seconda iniezione che scioglie il gel ripristinando la normale attività dello sperma.
Sebbene la comunità scientifica non abbia pareri unanimi sulla reversibilità del prodotto (qua e qua due studi che giungono a conclusioni differenti) – mentre negli Stati Uniti procede una ricerca autonoma della fondazione Parsemus, che sta sperimentando la sua versione chiamata Vasalgel – in India è stato raggiunto il livello III della sperimentazione umana, che sta volgendo al termine.
Un volontario, che non voleva più figli ma non poteva permettersi la sterilizzazione, racconta che ci sono voluti 15 minuti per fare un’iniezione in anestesia locale e dopo mezz’ora di osservazione alla clinica è potuto tornare a casa a piedi.
Nonostante il farmaco abbia dimostrato per ora di funzionare e di essere semplice da usare, le case farmaceutiche non sembrano particolarmente interessate.
Eppure è un prodotto che offre risparmio potenziale, visto che può durare anni, non ha effetti collaterali come può averli la pillola anticoncezionale utilizzata dalle donne, e la fetta di mercato potenziale per la sua commercializzazione è vasta.
Anche il New York Times riporta che il farmaco “ha dimostrato di prevenire la gravidanza nel 98% dei casi, non ha effetti collaterali considerevoli e potrebbe avere il prezzo irrisorio di 10 dollari nei Paesi poveri”.
Secondo Herjan Coelingh Bennink, uno dei ginecologi che ha collaborato allo sviluppo del contraccettivo, “le resistenze che incontra sono attribuibili principalmente al fatto che il mondo della distribuzione farmaceutica è per la maggior parte composto da individui maschi, bianchi, di mezza età“. “Se queste compagnie fossero guidate da donne – aggiunge – sarebbe completamente diverso”.
Non solo la ricerca sui contraccettivi maschili sembra languire e incontrare ostacoli economici insormontabili, ma i maschi a livello globale sembrano meno preoccupati della contraccezione con solo un 8% che usa preservativi contro il 60% di femmine che usano la pillola o altri tipi di contraccettivi, come riportato dalle Nazioni Unite.
Il brevetto è scaduto da tempo e Guha non ne trarrà nessun guadagno personale ma sta comunque facendo di tutto per rendere il contraccettivo reperibile almeno in India perché è fermamente convinto che “il peso della contraccezione non debba ricadere esclusivamente sulla donna”.
Come non essere d’accordo?