3… 2… 1… ecco, vi vedo impegnat* ad affacciarvi al nuovo anno, sommers* da mille buoni propositi, voglia di rimettere tutto in discussione, tempo di bilanci, di progetti mirabolanti, di iniziative il cui mantra principale è “quest’anno ci riuscirò”.
No, non voglio fare la disfattista e pensare che i buoni propositi siano il male assoluto, anzi trovo che la voglia di agire e di mettersi in discussione sia sempre fondamentale.
Il cambiamento che vogliamo vedere, però, dovrebbe partire sempre e soltanto da noi. Inutile girarci intorno e appellarci alle varie sventure che sono capitate o potranno capitare: soltanto noi stess* possiamo decidere cosa cambiare e come cambiare, individuando i nostri bisogni. Quelli reali però, che ci rendono delle persone vere e non delle copie di qualcuno.
Inizialmente quest’anno mi sono un po’ ribellata, e volevo dire no ai buoni propositi, in tono irriverente e ribelle.
Ma ho poi pensato che un buon proposito in realtà ce l’ho: voglio mollare la presa, o meglio certe prese.
Che vuol dire vi chiederete? Voglio, fortissimamente voglio, partire dal mio cambiamento personale e lavorare per abbandonare tutte quelle abitudini mentali che talvolta si trasformano in pesi che condizionano l’andare davvero avanti.
Pensiamoci un attimo: alzi la mano chi non ha qualcosa che non riesce a mollare. Può trattarsi di una persona, un risentimento, una convinzione, una vecchia abitudine. Sono un po’ delle zavorre che ci portiamo dietro e sono, se osserviamo bene, delle vere e proprie prigioni mentali.
Ecco cosa possiamo iniziare a fare quest’anno: dobbiamo lasciar andare tutte le situazioni che ci rubano l’energia per andare avanti.
Mollare la presa significa mollare fior fior di condizionamenti alimentati fin da quando eravamo piccol*, spesso conditi da implacabili sensi di colpa.
Siamo stati educat* e siamo cresciut* con tante di quelle costrizioni sociali e culturali, che ci incastrano in ruoli stereotipati e definiti, che sarebbe impossibile elencarle tutti. Ma le viviamo giorno dopo giorno, fin da quando siamo piccolissim* scavano dei retaggi che ci vogliono legati a un’idea, un’ideale, ma molto raramente si avvicinano alla parte autentica di noi stess*.
Quanti di questi condizionamenti limitano le nostre scelte, il nostro modo di vivere, talvolta in maniera del tutto inconsapevole? Tanti, anzi troppi.
Ci circondano fino quasi a non vederli più.
Il prezzo più grande che paghiamo è la reale libertà, senza orpelli vari, senza “caricature”, quella libertà che ci permette di essere soltanto e realmente noi, senza atteggiamenti e comportamenti adottati, anche inconsapevolmente, per essere apprezzat* dal contesto sociale in cui viviamo.
E’ una bella cosa essere apprezzati dagli altri ma non al prezzo di perdere di vista noi e il nostro benessere.
Quando ci rendiamo conto che il confine è superato, impariamo a mollare la presa.
Allentiamo il fardello.
Lasciamo andare quella brutta sensazione che ci perseguita, lasciamo andare quella situazione logora che oramai è a brandelli. Vedrete: guadagnerete spazio per fare ciò che davvero vi piace, ciò che vi gratifica e vi fa stare bene.
Non ci sono ricette semplici per farlo, ma sicuramente è necessario essere consapevoli di quelle situazioni che ci stringono in ruoli non congeniali, di tutte quelle forzature che non corrispondono alla nostra reale persona.
Questo vuol essere davvero il mio augurio per tutte e tutti voi: mollate tutte quelle costruzioni sociali, familiari, culturali che vi imprigionano, che vi impediscono di essere realmente voi stess*.
E mi raccomando, dopo che avrete mollato i fardelli fate spazio a nuova energia, ai vostri sogni.
Sperimentate e sperimentatevi, per riuscire ad arrivare alla parte più autentica di voi stess*.