Fortunatamente la pandemia di Covid-19 non è l’unico motivo per cui questo Natale sarà diverso da tutti gli altri. In queste settimane, per la prima volta in assoluto, sono in programmazione su piattaforme streaming e canali televisivi via cavo statunitensi ben sei commedie romantiche natalizie con protagoniste coppie lesbiche e gay. Parliamo di:
- Happiest Season
- The Christmas Setup
- Dashing in December
- The Christmas House
- A New York Christmas Wedding
- I Hate New Year’s
Una felice coincidenza frutto dell’incontro tra la crescente domanda di maggiore rappresentazione da parte della comunità LGBT+ e l’offerta di piattaforme e network, intenzionati ad allargare e diversificare il proprio target, conquistando così nuove fette di mercato.
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A confermare questa tendenza è lo studio LGBT+ inclusion nelle serie TV e nei film realizzato dalla no profit Diversity per Netflix su un campione rappresentativo della popolazione italiana composto da 1000 persone così suddivise: 50% LGBT+ e 50% non LGBT+; 50% utenti Netflix e 50% non utenti Netflix.
Siamo molto felici di poter comunicare i risultati dello studio “LGBT+ inclusion nelle serie TV e nei film” che abbiamo…
Pubblicato da diversitylab su Lunedì 7 dicembre 2020
I dati pubblicati sui canali social di Diversity dimostrano quanto la rappresentazione delle persone e delle tematiche LGBT+ sullo schermo risulti importante sia per chi appartiene alla comunità sia per coloro che non ne fanno parte: ben l’82% delle persone intervistate ritiene che serie tv e film abbiano una funzione cruciale e trasversale nel favorire l’inclusività.
Il 72% ha infatti dichiarato che vedere personaggi LGBT+ sullo schermo le ha aiutate a sentirsi più a proprio agio con le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer che conosce, contribuendo ad allargare i propri orizzonti cognitivi ed esperienziali, mentre il 76% delle persone LGBT+ intervistate ritiene che queste produzioni abbiano avuto un ruolo fondamentale per aiutare le loro famiglie a conoscerli meglio.
Il 75% vorrebbe vedere ancor più rappresentate sullo schermo le relazioni genitoriali e familiari delle persone LGBT+ e infine il 64% del campione considera la rappresentazione del mondo LGBT+ in serie tv e film fortemente migliorata negli ultimi 5 anni.
Quest’ultimo dato risulta particolarmente interessante in quanto, al netto delle strategie di marketing rainbow washing (lo sfruttamento delle tematiche LGBT+ al fine di aumentare le vendite) dei giganti dell’intrattenimento, non basta accontentarsi del semplice aumento quantitativo di prodotti audiovisivi a tema LGBTQ+ ma bisogna continuare a pretendere una solida qualità delle narrazioni proposte.
Come attivist* queer transfemminist* e soggettività storicamente marginalizzate, sappiamo fin troppo bene quanto lo sguardo con cui le storie vengono scritte e messe in scena faccia la differenza e, affinché film e serie tv siano sempre più rappresentativi di tutta la società, chiunque non rientri nel canone del maschio bianco etero cisgender e abile deve potersi raccontare in prima persona.
Proprio in fatto di lesbian gaze (lo sguardo e la prospettiva che una regista lesbica conferisce al film), tra tutte le rom-com natalizie sopracitate, Happiest Season risulta senza dubbio la più interessante da analizzare, oltre a sembrare la più ambiziosa in termini di sforzo produttivo e resa qualitativa, nonché l’unica distribuita al momento anche in Italia con l’orrendo titolo “Non ti presento i miei”.
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Rilasciato negli USA direttamente sulla piattaforma streaming Hulu causa pandemia (in Italia è disponibile su Sky e Now Tv), Happiest Season è diretto e co-sceneggiato da Clea DuVall, attrice dalla lunga carriera cinematografica e televisiva (un titolo su tutti, il cult queer But I’m a Cheerleader di cui è appena uscito il director’s cut in occasione del ventennale), dichiaratamente lesbica.
Proprio questo aspetto biografico risulta fondamentale per comprendere la genesi del film: in diverse interviste DuVall ha dichiarato di amare i film natalizi ma di non essersi mai sentita rappresentata da essi.
Ha deciso quindi di realizzarne uno lei stessa, inserendo diversi elementi autobiografici nello script, creato a quattro mani con l’attrice Mary Holland, che nel film è la buffa sorella minore Jane. Per sua stessa ammissione, nella vita le è infatti capitato di trovarsi in entrambe le posizioni delle due protagoniste interpretate da Kristen Stewart e Mackenzie Davis.
Innamoratissime e fidanzate da poco più di anno, Abby e Harper trascorreranno per la prima volta le vacanze di Natale a casa della famiglia di quest’ultima. Proprio in quell’occasione Abby vorrebbe chiedere all’amata di sposarla ma ignora che in realtà Harper non ha mai fatto coming out con la propria famiglia dalle idee decisamente conservatrici. Abby dovrà quindi fingere di essere la coinquilina orfana e rigorosamente eterosessuale. Questa bugia genererà un’infinita serie di equivoci e incomprensioni che metteranno a dura prova il loro rapporto, almeno fino all’immancabile quanto atteso happy end, come in ogni rom-com natalizia che si rispetti.
Happiest Season riesce infatti a innovare un genere cinematografico fortemente codificato e tradizionalista, introducendo al suo interno un elemento narrativo inedito per un Christmas Movie come l’omosessualità della coppia protagonista, rispettandone però allo stesso tempo tòpoi e stilemi, a partire dai titoli di testa che, attraverso una sorta di calendario dell’avvento animato, ci mostrano tutte le fasi della storia d’amore tra Abby e Harper.
Merito di una sceneggiatura arguta, capace di affrontare con ironia e consapevolezza (che gioia sentire parole come “patriarcato” ed “eteronormatività” in un film natalizio!) temi come il coming out, vero e proprio momento spartiacque nella vita di tutte le persone LGBTQ+, e l’omofobia interiorizzata.
Attraverso personaggi solo apparentemente secondari quali John (Dan Levy, irresistibile star e co-creatore della serie tv Shitt’s Creek) e Riley (Aubrey Plaza), Happiest Season ci ricorda come ogni coming out sia diverso l’uno dall’altro per le modalità con cui avviene e le reazioni che suscita, oltre all’importanza di avere una rete di amicizie e relazioni sociali con altre persone appartenenti alla nostra stessa comunità, vera e propria famiglia d’elezione in grado di compensare e, nei casi più drammatici, sostituire quella di origine.
Tutti elementi che conferiscono veridicità alla narrazione del film, saldamente e giustamente ancorata al clima fiabesco delle rom-com natalizie, rendendolo un ottimo esempio di intrattenimento queer, ideale per affrontare con buonumore e spensieratezza questo triste Natale pandemico.
E a proposito di festività natalizie, consigliamo due libri che approfondiscono il tema della rappresentazione delle persone LGBT+ nelle serie tv e nei film: Queer Gaze. Corpi, storie e generi della televisione arcobaleno a cura di Antonia Caruso e Sguardi che contano. Il cinema al tempo della visibilità lesbica di Federica Fabbiani, entrambi ottime letture e idee regalo.