In occasione della Giornata della Memoria, quest’anno vogliamo ricordare Etty Hillesum.
La grandezza del suo pensiero è nel suo essere universale, condivisibile in ogni epoca da ogni donna e uomo. Ci ricorda che una persona è tanto grande quanto è in grado di non cedere all’odio, di non cadere nella condanna dell’essere umano e delle sue azioni, anche se queste paiono inequivocabilmente frutto del male e dell’ignoranza.
Etty Hillesum è nata nel 1914 a Middelburg (Paesi Bassi) ed è morta nel 1943 nel lager di Auschwitz, dove fu deportata dai nazisti con la sua famiglia, di origine ebraica.
La sua vita prima del campo fu intensa di studi e di interessi differenti, dalle lingue alla psicologia junghiana alla giurisprudenza. Il suo diario e le sue lettere raccontano non solo l’orrore spietato della Shoah ma anche la reazione potente quanto delicata di una donna che amava la vita, spinta da un costante e radicale altruismo, il cui pensiero, diversamente dalla persona, non è mai morto.
In occasione della Giornata della Memoria le parole di Etty Hillesum nelle sue Lettere 1942-1943 sono coraggiose, di una forza straordinaria, in grado di elevare il pensiero, di ricordare che tra le pagine più nere della nostra storia si può trovare quel bocciolo in mezzo all’asfalto in grado di donare speranza, per poter costruire un mondo nuovo e migliore.
La Hillesum non si pone mai, in tutta la sua produzione di resoconti e pensieri, come una vittima. Lei sceglie di non salvarsi dall’Olocausto, pur avendone la possibilità, sceglie consapevolmente di aiutare i più deboli nei primi campi di transito dei deportati in Olanda, lei che era ebrea e borghese, conscia di rischiare la deportazione e dunque la vita.
Non si avverte mai nelle sue parole un incensarsi per le sue azioni o per la sua morale, bensì le sue pagine sono del tutto oneste tanto che si rimane sconcertati dalla realtà cruda contrapposta a un pensiero tanto puro e positivo.
La filosofia altruistica dell’autrice è uno sprone per noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case nel nostro tempo e ci indica che occorre sempre di più mettersi in contatto con la realtà perché solo in questo modo si può giungere alla verità: per quanto cruda possa essere è preferibile alla rassicurante ottusità di una vita priva di emozioni e sentimenti di amore verso il prossimo.
Il pensiero di Etty Hillesum è un inno alla vita e un invito alla lotta con gioia, come quella che bisogna combattere contro gli abusi, contro la violenza ad ogni livello, fisico e morale, perché è in gioco sempre e solo un principio irrinunciabile, la libertà.
La violenza assume forme molto diverse tra loro, è feroce, spudorata e catastrofica come nel caso della Shoah, e nasce dallo stesso seme maligno che si annida negli abusi nei confronti delle donne, nell’omofobia, nel razzismo, nella inospitalità nei confronti dei fratelli e delle sorelle in fuga.
Occorre combattere seguendo l’esempio di donne come Etty Hillesum:
“Ad ogni crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore”.
Dalle Lettere 1942 – 1943:
“Volevo solo dire questo: la miseria che c’è qui è veramente terribile – eppure, alla sera tardi, quando il giorno si è inabissato dietro di noi, mi capita di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore si innalza sempre una voce – non ci posso far niente, è così, è di una forza elementare – e questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. (…) Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere. E se sopravviveremo intatti a questo tempo, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita. Forse io sono una piccola donna ambiziosa: vorrei dire anch’io una piccola parolina”.