Diamo il via al nostro nuovo progetto “Femminismo intersezionale: domande e risposte“: una volta al mese affronteremo alcune delle questioni più controverse e meno indagate nell’ambito del femminismo intersezionale, dando la possibilità a lettrici e lettor* di fare direttamente le proprie domande a un* attivista che le vive in prima persona.
Il primo tema di cui ci occupiamo è il genere non binario: ne parleremo con Ethan Bonali, attivista di Intersexioni che ha lanciato la staffetta intersex e delle identità di genere non binarie tra i Pride italiani.
Durante la giornata di oggi, mercoledì 14 giugno, potrete fare a Ethan le vostre domande sul genere non binario, nei commenti a questo articolo o sulla nostra pagina Facebook. Pubblicheremo le sue risposte lunedì 19.
Che cos’è il genere non binario
Per genere non binario si intende l’identità di genere di una persona che non si riconosce nel binarismo di genere (uomo/donna): può identificarsi con entrambi i generi, con nessuno dei due, con una combinazione di entrambi oppure identificarsi in un genere altro (a volte chiamato come “terzo genere”).
Ricordiamo che l’identità di genere è una cosa diversa dal sesso (ossia gli organi genitali e riproduttivi e il corredo cromosomico con cui nasciamo) e dall’orientamento sessuale (che riguarda invece l’attrazione sessuale e/o romantica che proviamo).
Chi è Ethan
Come ti definisci?
Mi definisco uomo transgender, non binario, queer. Gender Bender come atteggiamento consapevole e politico di decostruzione del genere. E sono un uomo trans che saltuariamente si traveste da donna come gesto politico e come performance artistica.
Come ti sei avvicinato all’attivismo?
È stato seguire un istinto naturale ed è andato di pari passo con la presa di coscienza di chi sono. Ho avuto cattivi maestri di attivismo dai quali mi sono presto affrancato per formarmi da solo.
Come uomo Queer non posso e non riesco a dividere la mia identità, le mie azioni, il mio corpo, dall’azione quotidiana e continua per cambiare la società. Attivismo è interrogarmi e criticare continuamente il genere ed è, nei confronti degli altri, fare in modo che le persone siano libere di autodeterminarsi e di rimettersi in piedi da sole.
Attivismo è dare dignità alle persone.
Perché hai accettato di partecipare a questo progetto?
Ritengo fondamentale comunicare, informare e confrontarmi con le persone. Quello che desidero è coinvolgere chiunque desideri un cambiamento strutturale della società e non piccoli cambiamenti basati sulle identità politiche.
Quello che voglio è andare oltre il movimento lgbtqia e coinvolgere tutti. La questione di genere, la critica al genere riguarda tutti. Chiunque voglia mettere in discussione le norme e le costruzioni sociali, per me, è queer.