* Avviso: se non siete in pari con GoT, ignorate questo post. Voglio evitare di finire anche io con la testa su una picca*
La sesta stagione di Game of Thrones si è conclusa da poco più di due settimane. Nell’aria c’è ancora l’odore acre dell’esplosione del tempio di Baelor e in rete fioccano da tempo analisi e controanalisi di ogni tipo.
Una cosa è certa: a salire sul palcoscenico nel ruolo di protagoniste stavolta sono state le donne. Mai come in questa stagione le donne tramano, complottano, prendono decisioni, emergono caratterialmente, cambiano il corso del destino, detengono il potere.
Ma basta questo per dire che nella sesta stagione ci sia stata un’evoluzione femminista come in tanti sostengono? Ovviamente no.
Ma procediamo con ordine. Prima di tutto partendo dal presupposto che stiamo analizzando la serie tv e NON i libri di George R. R. Martin. Doveroso segnalarlo soprattutto per quanto riguarda le tante scene di sesso dei romanzi che nel telefilm sono diventati stupri. Forzature evitabili, violenza gratuita.
E’ importante, comunque, considerare il contesto: GoT è un fantasy, genere tradizionalmente ambientato in epoche che rimandano al mondo medievale, un periodo storico in cui il ruolo della donna non era propriamente rilevante, a voler usare un eufemismo.
Detto questo, cosa succede in questa stagione? Si può davvero parlare di svolta femminista? Cosa c’è di femminista nel comportamento di Maergery, che si allea con dei misogini? E nelle donne di Dorne? Per non parlare della tanto celebrata Daenerys della casa Targaryen, nata dalla tempesta, la prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signora dei Sette Regni, protettrice del Regno, principessa di Roccia del Drago, khaleesi del Grande Mare d’Erba, la non-bruciata, madre dei Draghi, regina di Meereen, distruttrice di catene: c’è più ego in questa donna che sostanza femminista.
No, Game of Thrones non è una serie femminista e non si può definire femminismo gran parte di ciò che vediamo nella sesta stagione.
Spesso, troppo spesso, quando si è alla presenza di donne al potere si parla in modo inappropriato di femminismo. Ma per parlare di femminismo non basta una manciata di personaggi femminili forti, soprattutto se per ottenere il controllo hanno ricalcato le dinamiche violente e oppressive che erano state costrette a subire. Non si può parlare di femminismo se le donne hanno bisogno costantemente di affermare il proprio valore dimostrando di essere più violente o più furbe degli uomini. O accettando discriminazioni misogine per interesse. Insomma se non c’è reale parità di genere, il concetto di femminismo è decisamente una forzatura.
Certo, indubbiamente ci sono protagoniste che possiamo definire femministe (non solo Arya, ma anche Cersei) e c’è, nello sviluppo della trama, maggiore consapevolezza dei danni della mentalità patriarcale (basta pensare a Sansa), che a volte porta anche a un cambio di atteggiamento. Quindi, sicuramente ci sono basi nuove e positive sul piano dell’emancipazione, un’evoluzione che lascia aperte nuove riflessioni sul tema.
Per scoprirle, analizziamo i fatti personaggio per personaggio.
IL PRINCIPATO DI DORNE
Il grosso punto interrogativo. Dorne è stata fondata dalla regina Nymeria e la principale caratteristica è che il titolo ereditario del Principato si tramanda indipendentemente dal sesso degli eredi. Già questo lo rende un posto migliore rispetto agli altri. Su molti aspetti, Dorne è avanti anni luce. Dalle donne del principato ci si aspettava grandi cose, invece non sono andate oltre spietati omicidi per prendere il potere e un’alleanza a fine stagione con casa Tyrell. Deludenti. Anche nel linguaggio.
MARGAERY TYRELL
Maergery Tyrell è molto ambiziosa. Vuole il potere ed è disposta a tutto per ottenerlo. Una sorta di piccola Cersei, con la differenza che lei ha sempre fatto ciò che voleva sua nonna, Lady Olenna. In questa stagione il personaggio prende l’iniziativa e agisce in modo indipendente, stabilendo un’alleanza con il clero fanatico. C’è un dialogo tra lei e il capo della setta religiosa, l’Alto Passero, che fa accapponare la pelle a qualsiasi femminista. I soliti discorsi sul ruolo marginale nella donna nel matrimonio, dove il piacere per quest’ultima non è rilevante. Mentre io impreco contro l’odioso religioso, lei finge devozione a questi principi, determinata a fare buon viso a cattivo gioco pur di raggiungere il suo scopo: salvare il fratello e se stessa, distruggendo la nemica di sempre, Cersei. Le va male, perché di Cersei ce n’è una sola.
LYANNA MORMONT
La new entry della stagione. La lady della casata Mormont, poco più di una bambina, mostra subito carattere e determinazione. Tiene testa ai suoi consiglieri uomini ed è colei che seda gli animi durante l’elezione del re del Nord, guadagnandosi il rispetto di tutti. Già idolo.
SANSA STARK
La metamorfosi (o quasi) di un personaggio. Sansa Stark cresce negli schemi patriarcali, seguendoli alla lettera. Silenziosa e sottomessa, scopre sulla sua pelle tutte le possibili ingiustizie della cultura nella quale cresce. Umiliazioni, torture psicologiche, matrimonio forzato, stupro. Per cinque stagioni le capitano cose orribili che smontano tutto il castello fatato che aveva costruito nella testa. Capisce che il principe azzurro che sognava di sposare in realtà è il demonio, sposa l’anticristo per un’alleanza politica e assiste impotente a ogni ingiustizia. Fino a quando non fugge dall’ultimo suo “carcere”. Per la prima volta la vediamo cambiare, acquisire consapevolezza: sarà lei a siglare l’allenza con Casa Arryn che porterà alla vittoria della Battaglia dei Bastardi, a insaputa del comandante, suo fratello Jon. Sempre lei discuterà con il fratello dopo il consiglio di guerra in cui nessuno la interpella in quanto donna, nonostante conoscesse benissimo la psicologia perversa del marito-nemico. Jon si scusa, riconosce i meriti della sorella e le dice che dovrebbe essere lei a comandare Casa Stark. E qui Sansa… rifiuta. Jon viene acclamato dagli alleati e a Sansa, per ora, sta bene così. E niente, gna fa.
YARA GREYJOY
In questa stagione muore ammazzato il vecchio Lord delle Isole di Ferro, territorio di Casa Greyjoy. Non che dispiaccia a qualcuno, era un uomo orribile. Theon, erede al trono, fa ritorno a casa ma mette subito in chiaro che non vuole diventare re, dando il suo appoggio alla sorella, dicendole che il trono le spetta per merito. Yara Greyjoy infatti è un’abile guerriera, coraggiosa e leale, ha guidato valorosamente la flotta dei Greyjoy dimostrando il suo valore. Theon fa il discorso di rinuncia a favore della sorella. Sembra fatta, finalmente le cose vanno come dovrebbero andare… ma ecco giungere suo zio Euron. Il suo discorso è quanto di peggio possano udire orecchie femministe. Dichiara di meritare il trono in quanto possessore di un cazzo. Grosso. Testuali parole. Acclamazione. Re.
Giuro, è andata così. Ho imprecato davanti al pc. Yara incassa il colpo, capisce che o scappa o verrà ammazzata e, fortunatamente, parte del suo esercito la segue e lei riesce a siglare un patto di alleanza con un’altra donna, Daenerys. Il discorso tra le due è emblematico:
Y.- Vorremmo ci aiutassi a uccidere uno zio o due che credono che le donne non siano degne di un trono.
D. – Ragionevole. I nostri padri erano terribili. Tutti quanti. Hanno solo peggiorato questo mondo. Noi non lo faremo. Lasceremo il mondo migliore di come l’abbiamo trovato… Basta depredare e andare in giro a razziare. O violentare.
Y.- È il nostro modo di vivere!
D.- Non più.
Y.- Non più.
Questo passo è significativo. Daenerys impone una scelta che rappresenta un cambio di vita. Yara è una donna, lesbica, che chiede giustamente gli stessi diritti degli uomini, senza rendersi conto di ricalcare le dinamiche che vuole cambiare. Daenerys glielo fa non solo notare, ma le impone un cambio radicale. E Yara accetta. Applausi. E speriamo bene.
DAENERYS TARGARYEN
Daenerys croce e delizia del sogno femminista. Costretta dal perfido fratello maschilista a sposarsi ancora bambina, Daenerys all’inizio subisce ma poi, acquisita forza e consapevolezza del suo valore, ribalta completamente lo stato delle cose. Il suo desiderio di riprendersi il trono che le spetta di diritto è più che lecito. Ma non solo. Daenerys è contro la schiavitù, liberare la gente dall’oppressione dei padroni per lei è una cosa irrinunciabile. Vuole rompere tutti gli schemi oppressivi. Abbiamo tutti esultato quando ha pronunciato il celebre “Dracarys” con il quale ha ordinato al suo drago di incenerire Kraznys, l’odioso schiavista sessista. Peccato che poi si perda nelle stagioni successive, tra capricci e deliri d’onnipotenza.
Nell’ultima stagione, un po’ la ritroviamo e un po’ la riperdiamo. La ritroviamo quando incenerisce il khal e tutta la sua cricca di violenti (anche se è un deja-vu che a me, personalmente, ha fatto anche sbadigliare), ma soprattutto la ritroviamo quando sigla il patto con Yara Greyjoy, imponendo alla casata di rompere gli schemi della violenza con i quali avevano regnato da sempre (vedi sopra). La perdiamo di nuovo, però, quando decide di tenersi l’opzione matrimonio come possibile strumento di alleanza politica. Ma come? Proprio tu che questi schemi li vuoi distruggere? Eh no, siamo alle solite: la fuffa. Con tanti saluti da Cersei.
CERSEI LANNISTER
Long may she reign, sono le ultime parole che ascoltiamo prima dei titoli di coda, dopo l’incoronazione di Cersei Lannister come regina dei Sette Regni. La sesta stagione finisce come la quinta, con Cersei protagonista. Ma stavolta Queen Cersei ribalta completamente il suo stato. Nella quinta serie c’è forse la scena più dura da digerire: la camminata della vergogna che è costretta a fare per “pentirsi” dei propri peccati. La scena si svolge con lei nuda, una suora che le grida “vergogna” e il suo popolo che la umilia con insulti sessisti, sputi e lanci di oggetti. Ecco, lì è stato pesante, molto pesante, anche perché la scena è durata parecchio. Nella sesta stagione Cersei è la prima donna a sedere sul Trono di Spade e per ottenerlo non ha risparmiato niente e nessuno.
Per capire la sua evoluzione, facciamo un salto indietro. Cersei è un personaggio negativo. Classista, perfida, spietata con i nemici, vendicativa e paranoica. Lei fa e lei disfa. L’unica cosa che la rende umana è l’amore per i propri figli, ma questo amore sfocia spesso in paranoia. Cersei negli schemi patriarcali ci cresce (odia suo padre per averla sempre messa in secondo piano in quanto donna), li conosce ed è consapevole di non poter usare le stesse armi degli uomini in una società dove la donna è sempre in secondo piano. Lo si capisce durante alcune conversazioni, come quella in cui dice: “Le lacrime non sono l’unica arma a disposizione di una donna, la migliore si trova in mezzo alle gambe”. Sa che deve tessere la trama dietro le quinte e giocare d’astuzia se vuole ottenere ciò che desidera. C’è lei dietro l’omicidio del marito, lei eviterà di sposare Loras Tyrell, continuando ad avere la relazione incestuosa con il fratello e a riprendersi le sue rivincite. Le riesce tutto, tranne proteggere i propri figli. Per loro ha lottato come una leonessa, pronta a sfoderare gli artigli. In questa stagione, dopo la morte di Myrcella e la consapevolezza di non riuscire a portare dalla propria parte Tommen, qualcosa si spezza definitivamente. Denigrata da chiunque, data ormai per spacciata, tace e aspetta, preparando la vendetta che dà il via alla strage di tutti i suoi nemici, che le permetterà di sedere sul Trono di Spade, autoproclamandosi regina. Senza il permesso di nessuno, infrangendo ogni regola e ogni tradizione. Maschilismo compreso.
ARYA STARK
Dulcis in fundo, Arya Stark. Spirito ribelle fin da bambina, è l’esatto contrario di Sansa. Non sogna il principe azzurro, ma vuole imparare l’arte del combattimento. Vuole essere libera di scegliere da sola cosa fare da grande nella vita. Rompe tutti gli schemi destinati a una donna: ama giocare con i fratelli, sa tirare con l’arco, detesta ricamare e le lezioni sulle buone maniere. Ha, inoltre, un forte senso della giustizia e un forte spirito indipendente. Nella quinta stagione l’abbiamo vista stazionare a Braavos, per tanto tempo incastrata in un ruolo insipido. Quando le viene chiesto di fare da sicaria, si ribella persino al suo mentore sapendo di rischiare la morte. Ritrova se stessa e vendica la morte della madre e del fratello, uccidendo Walder Frey, il viscido sessista responsabile delle Nozze Rosse, ottenendo da parte mia 92 minuti di applausi. Arya sì che è un’eroina femminista, poche storie.