Il weekend del 4 e 5 febbraio si riunirà di nuovo a Bologna l’assemblea nazionale di “Non una di meno” e se per caso vi venisse voglia di partecipare a questa o ad altre iniziative di femminismo intersezionale e non foste familiar* con l’intersezionalità, ecco una comoda guida per affrontarle al meglio!
Cosa significa intersezionale? Avere un approccio di questo tipo vuol dire – dal punto di vista femminista – tenere conto delle diverse oppressioni che si intersecano con quelle dovute al genere. Ad esempio l’omotransfobia, il razzismo, il classismo, le discriminazioni dovute alle condizioni economiche e così via (ne abbiamo parlato anche qui).
Il seguente decalogo riprende e sintetizza i punti espressi da un articolo in inglese dedicato proprio a questo tipo di realtà!
1) Abituati a sbagliare
Venire corrett* è inevitabile, ma è anche un segno che la persona che vi corregge pensa che sareste in grado di capire se solo il vostro quadro di informazioni fosse completo. Per venire corrett* il meno possibile potete ascoltare/osservare, informarvi, andare oltre il consueto/rassicurante, provare curiosità ed empatia.
2) Non prenderla sul personale
Se la correzione non vi riguarda personalmente, non prendetela sul personale. Se vi riguarda personalmente rifletteteci e cercate di fare meglio la prossima volta.
3) Rispetta anche chi non capisci
Non cercate scuse, non giustificatevi, non buttatela sul ridere. Accusare la persona di non volervi spiegare le cose, di essere troppo arrabbiata o di prendersela troppo, attaccarla personalmente, farla sentire inadeguata o intellettualmente inferiore a voi, prendersi gioco di lei non può che complicare le cose.
4) Prenditi le tue responsabilità
Sbagliamo tutt* prima o poi. Quindi se capita che qualcun* sbagli clamorosamente e venga criticat* non difendete chi sbaglia. L’unica soluzione, se si sbaglia, è chiedere scusa.
Nessuno in uno spazio intersezionale si aspetta che sappiate tutto. Nessuno si aspetta che siate perfett*. Ma tutt* si aspettano che siate pront* a prendervi le vostre responsabilità se sbagliate.
5) Non mettere in dubbio le esperienze altrui
Se qualcun* vi racconta o si lamenta di qualcosa che ha sperimentato, non mettete mai in dubbio quello che dice, né richiedete prove. La persona non deve giustificarsi con voi e la sua interpretazione è basata su anni di conoscenze acquisite dall’esperienza ed interazioni che vi sono in tutta probabilità estranee.
Anche nel caso in cui le sue esperienze vi sembrino simili alle vostre non misurate quello che dice con il vostro metro e fidatevi.
6) Impara a informarti
Qualcuno potrebbe usare acronimi o parole che non conoscete. Prima di lamentarvi del linguaggio usato o di aspettarvi spiegazioni immediate in merito, prendetela come un’occasione di approfondimento.
Internet e le biblioteche sono piene di articoli, libri, film sul femminismo. Perché non dimostrare un po’ di iniziativa invece di aspettarsi di essere istruit* su tutto? Se poi non trovate niente di utile e i dubbi permangono, potete sempre chiedere in un secondo momento.
7) Riconosci i tuoi privilegi
John Scalzi ha descritto il privilegio attraverso la metafora di un videogioco in cui si possono scegliere i protagonisti. Il protagonista bianco, maschio, eterosessuale vi permette di accedere ai livelli superiori del gioco prima degli altri e ha accesso ad informazioni che gli altri protagonisti non hanno.
La metafora è un po’ riduttiva (non tiene conto di altri fattori per esempio la classe sociale) ma rende l’idea di quanto alcuni percorsi di vita siano più semplificati di altri grazie alla distribuzione casuale di privilegi/svantaggi alla nascita (nessuno sceglie dove, con che corpo e in quale famiglia nascere) o in seguito.
I privilegi sono particolarmente difficili da riconoscere in noi perché ci sembrano normali e non siamo in grado di vederli se non confrontandoci con gli altri. Per questo è fondamentale saper ascoltare e dare credito alle esperienze altrui ed informarsi invece che cercare giustificazioni.
8) Le tue amicizie non ti assolvono
Gli amici non ci assolvono da comportamenti o dichiarazioni offensive/oppressive e non ci sollevano dalle nostre responsabilità. Sì può essere razzist*, transfobic*, abilist*, omofobic* etc. a prescindere dagli amici o dai conoscenti che frequentiamo.
9) Allena l’empatia
Seguite sui media e mettetevi in contatto nella vita di tutti i giorni persone che hanno esperienze diverse dalla vostra e che hanno voglia di parlarne. Che sia un’attivista sex worker, la vicina di casa transgender, la nonna partigiana, il barista rifugiato politico non fa differenza.
Leggete libri, fumetti, blog, guardate film e video che testimoniano in prima persona le difficoltà, il disagio, lo svantaggio, la diversità altrui. Chi si racconta fa un servizio alla collettività, siate loro testimoni, non lasciate che si raccontino invano. Informatevi su cosa vuol dire in concreto, nella banalità della vita di tutti i giorni, non essere voi.
10) Il contenuto è più importante del mezzo
Nessuno ha l’obbligo di trattarvi con cortesia, e se riceve commenti, luoghi comuni, stereotipi e offese simili con una certa regolarità potrebbe avere anche delle buone ragioni per essere scortese o perdere la pazienza. In ogni caso interessatevi al contenuto del messaggio che vi viene rivolto piuttosto che alla modalità con cui vi arriva.