L’anno scorso a Lucca Comics un ragazzo aveva fatto cosplay vestendosi da scatola di croccantini per “cagne”, intese come ragazze sessualmente attive. Se ne era parlato abbastanza in rete e per me era stato un pessimo benvenuto nella più grossa manifestazione italiana dedicata a fumetti, giochi e fantasy.
Quest’anno sono tornata a Lucca tenendo bene a mente che sarebbe potuto bastare un unico episodio del genere per rovinarmi cinque giorni di festa.
Per chi non lo sapesse, fare cosplay significa travestirsi e interpretare un personaggio legato proprio al mondo dei fumetti e dei videogiochi, ma anche di un film o di una serie tv. Coloro che lo praticano vengono chiamati cosplayer.
Al varco mi aspettavano una polemica sul numero delle cosplayer di Harley Quinn (la protagonista femminile del film Suicide Squad, ultimamente molto in voga) e lo slut shaming ai danni delle cosplayer donne in generale, derise per gli abiti succinti dagli stessi che si affannano a scattare loro foto.
La scelta di un personaggio rispetto a un altro, la capacità di ricrearne il costume e la fisicità creano da sempre enormi discussioni nel pubblico appassionato e il sessismo nell’ambiente fumettistico è ancora molto forte: se sei una ragazza fare cosplay spesso richiede coraggio e un’armatura metaforica, oltre che impegno.
Quest’anno, però, ho osservato un cambiamento positivo nel pubblico femminile che ha scelto di presentarsi in costume a Lucca.
Anzitutto nel numero, perché le cosplayer erano tante rispetto all’edizione precedente e hanno portato una serie di personaggi che dimostrano che le figure femminili di riferimento nei fumetti, nei videogiochi e nella serie tv stanno aumentando e si stanno diversificando.
Le cosplayer di Harley Quinn erano parecchie, come si aspettavano i detrattori. Erano bambine, adolescenti e donne di tutte le taglie a cui l’Harley Quinn indipendente e potente di Suicide Squad è piaciuta. Non è stato un cosplay originale e il costume prevede degli shorts? Non mi sembra un problema.
C’erano anche tantissimi Joker ispirati da Suicide Squad, molti di più di Harley, e pochi di loro indossavano una camicia sotto la giacca aperta (come da personaggio originale) ma su questo non c’è stata alcuna polemica.
A dirla tutta c’erano tanti ragazzi che hanno sfidato l’escursione termica con i loro cosplay di personaggi di anime, rigorosamente a torso nudo, ma sui gruppi Facebook che raccolgono le foto della manifestazione non s’è fatta ironia sui loro centimetri di pelle scoperta o sul loro peso.
Fra le altre figure femminili popolari fra le partecipanti alla manifestazione ci sono Rey, la protagonista del Risveglio della Forza; Merida, la prima principessa Disney la cui storia non ruota intorno a un principe da sposare; e Wonder Woman, l’amazzone nata per incarnare i valori del femminismo.
E ancora la comandante Shepard del videogioco Mass Effect; Jessica Jones protagonista della serie Netflix tratta dal bellissimo fumetto di Brian Michael Bendis Alias; l’assassina ninja Elektra; Rogue, Fenice, Tempesta e Jubilee degli Xmen; le guerriere Sailor; Cirilla di Cintra e l’immancabile Xena.
La lista potrebbe continuare a lungo, anche grazie al rilievo assunto dai personaggi femminili nella cultura pop più recente. È la dimostrazione che c’è un cambiamento in atto nella rappresentazione delle donne, quella che aspettavamo per poterci riconoscere davvero in dei personaggi, senza accontentarci di comprimarie stereotipate.
Accanto a questi aspetti positivi a Lucca ci sono stati tanti episodi che ci dimostrano che il concetto di consenso non è ancora stato interiorizzato da molti uomini presenti.
Tante ragazze hanno raccontato su Facebook di essersi sentite urlare di tutto, di essere state palpeggiate con la scusa di una foto insieme e di avere scansato baci non richiesti. Succede ogni anno e in ogni manifestazione, tanto che preventivamente alcune cosplayer si fanno accompagnare da fidanzati o amici, l’unico baluardo rispettato dai molestatori.
La convinzione è sempre la stessa: se indossi un costume succinto ti stai mettendo in mostra e stai mandando un messaggio esplicito di disponibilità sessuale. Un pensiero trasversale a tutta la società e applicato in altri contesti alle gonne corte, alle maglie scollate e al trucco vistoso.
Un ragionamento condiviso anche da alcuni fotografi che non fanno mistero di andare alla ricerca di cosplayer “porche” da ritrarre e scacciano i ragazzi che vorrebbero una foto ricordo del proprio costume.
Personalmente ho un po’ invidiato il coraggio di tutte le ragazze che hanno girato per la città con il costume della propria eroina preferita, sentendosi potenti e fiere come il personaggio che le ha ispirate.
Se ne sono infischiate delle parole inappropriate e hanno messo in conto che ci sarebbero stati i molestatori di turno a infastidirle. Che si siano fatte accompagnare o meno, hanno comunque fatto un passo avanti per riaffermare il possesso del proprio corpo e questo, insieme al numero sempre maggiore di personaggi femminili validi in cui le nuove generazioni possono identificarsi è il bello di una lotta che continua.
Resta da spiegare a una buona parte degli appassionati di fumetti e agli organizzatori di Lucca Comics – che hanno invitato Frank Cho e Milo Manara a parlare del loro rapporto con le donne – che chiedere una rappresentazione non oggettificata del corpo femminile non è censura.
Milo Manara è un famosissimo disegnatore erotico che qualche tempo fa ha suscitato polemiche per una sua copertina di Spider Woman, in cui la supereroina era ritratta in una posizione assolutamente assurda in chiave sessuale. Lo difese l’illustratore Marvel Frank Cho, spesso accusato di sessismo per il suo modo di ritrarre le donne.
A Lucca, Manara ha donato a Cho un disegno di Spider Woman ancora più sessualizzato, per sbeffeggiare i loro detrattori: si tratta senza alcun dubbio del modo migliore per trincerarsi dietro le proprie idee e non interrogarsi sulle motivazioni dell’indignazione, in un trionfo di cocciuto sessismo e maschilismo.
Il cambiamento nel mondo dei fumetti e nella cultura pop però, che ai signori Manara e Cho piaccia o meno, è in corso.
Nella pop culture le donne sono sempre di più e consapevoli, il pubblico femminile di tutte le età ha nuovi riferimenti che porta in giro con i propri costumi e definisce la propria autodeterminazione.