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Centro Problemi Donna: la storia del primo consultorio femminista

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Per quarant’anni ha visto scorrere la storia attraverso gli occhi delle donne: è il Cpd, Centro Problemi Donna, primo consultorio privato, laico e autogestito di Milano, che si affacciava sulla Galleria Vittorio Emanuele II, prima di trasferirsi, negli ultimi anni, in via della Guastalla.

La fondazione risale al 1973 in un clima di fermento politico, sociale, culturale, intellettuale, in cui le donne – inizialmente militanti a fianco degli uomini – sono diventate ben presto protagoniste, come ben racconta la docente e pedagogista Pina Sardella nel suo libro Il mondo delle donne. Storia del primo consultorio autogestito nel movimento di liberazione femminile.

Nato grazie alla “piccola posta” dei giornali femminili, dove “tutte le lettere trasudavano insoddisfazioni e solitudine”, il Cpd diventò ben presto uno spazio dove raccontare e raccontarsi, dove le parole e i problemi delle donne vengono accolti e condivisi.

Il libro di Sardella ripercorre la vita del centro con testimonianze e fotografie, collegandola all’evoluzione della storia – nazionale ed internazionale – dagli anni ’70 ai giorni nostri, con uno sguardo rivolto in particolare alle rivendicazioni, alle conquiste e alle battaglie femminili.

Un volume dedicato fin dal suo incipit alle donne che “poco o nulla sanno delle lotte che hanno ridisegnato la condizione femminile”, e che necessitano di un “punto di partenza per tornare ad essere protagoniste nella costruzione di un futuro a misura di donne e di uomini”. Consce di questa eredità, dovremmo riappropriarcene, come scrive Rosella Prezzo nella postfazione al libro: “più che teorie da applicare, questo passato delle donne è un deposito di esperienze da cui ripartire”.

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“Non aspettatevi da noi miracoli. Non siamo delle fate, siamo delle esperte in problemi affettivi, familiari e sociali”, dicevano Gabriella Parca, giornalista, scrittrice ed antropologa, ed Erika Kaufmann, giornalista e psicoterapeuta. “Nel nostro centro si cerca di aiutare a capire il ‘perché’ di un problema, a liberarsi dei tabù e dei pregiudizi che spesso lo provocano”, precisavano, invitando a concentrarsi sulla ricerca della felicità, un diritto troppe volte ignorato e calpestato.

“Alternandoci, Erika ed io eravamo presenti tutti i pomeriggi e le richieste di appuntamento per i colloqui furono subito numerose. Erano soprattutto donne con problemi familiari, quelle che venivano da noi e qualcuna attraversava una grave crisi, arrivando alle soglie del suicidio”, ricorda Parca.

Il centro, che si autofinanziava chiedendo un contributo di 5mila lire – poi divenute 3mila – alle utenti, aveva raggiunto il suo scopo: i dati dei primi mesi di vita erano “entusiasmanti: 162 socie iscritte e 300 consulenze effettuate”. Ma la grande visibilità data da riviste e periodici, costrinsero il centro a pagarne le conseguenze, fatte di polemiche ed accuse, tra le quali quella di procurare aborti clandestini.

Nonostante questo, il centro crebbe, e al suo staff si aggiunsero anche sessuologhe, psicopedagogiste e avvocate che, grazie alla risonanza scatenata dai media, riuscirono a portare avanti la loro battaglia, e a organizzare i primi “corsi di informazione gratuiti sui temi più scottanti”, quali il controllo delle nascite, i moderni sistemi di contraccezione e la vita sessuale della coppia.

Se negli anni ’70 i temi privilegiati erano il divorzio, l’aborto, i diritti delle donne e dei bambini, negli anni ’80 la presenza femminile si fece sentire nei dibattiti che ruotano attorno alle ricerche scientifiche – in particolare all’utilizzo dell’inseminazione artificiale e fecondazione in vitro – e nella tematica della violenza sessuale, ormai pubblicamente denunciata, essa stessa oggetto di battaglia politica.

Il Cpd estese nel frattempo i suoi confini, pubblicando un nuovo mensile – DonneOggi -, organizzando incontri e seminari, discutendo della diffusione della droga tra i giovani e della violenza sessuale praticata dagli adulti sui minori, promuovendo attività culturali e ricreative, mostre di artisti e gruppi di lettura. Sono le donne che, negli anni ’90, si fecero carico delle loro compagne croate, bosniache e serbe al termine della guerra civile nell’ex Jugoslavia, mettendo in piedi collettivi ed associazioni di solidarietà e di confronto, mentre il Coordinamento 8 Marzo promuoveva una raccolta di firme per fermare l’orrore dello stupro come arma di guerra.

Nacquero gruppi di donne migranti e native, prese avvio una rassegna cinematografica tutta al femminile – Donne altrove, poi tramutata in Sguardi altrove -, e si approfondì il tema della transessualità attraverso un convegno per indagarne “la tematica psicologica, medica e giuridica in relazione all’identità sociale e al ruolo sessuale”.

Fino ad arrivare ai giorni nostri, al 2011, con il comitato Se non ora quando? che lanciò un appello per reagire allo scandalo provocato dall’allora premier Silvio Berlusconi, a cui risposero in piazza milioni di persone.

Ma la storia del Centro Problemi Donna, che oggi prende il nome di Centro Progetti Donna, continua: oggi l’offerta dei servizi si è ampliata ulteriormente e si sono aggiunte competenze nell’ambito nutrizionale, dermatologico, pedagogico e dell’assistenza sociale.