Una grande lezione di arte femminista che si protrae dagli anni ’50 ad oggi: questo rappresenta la mostra “Carolee Schneemann: Kinetic Painting“, fino all’11 marzo 2018 al MoMA PS1 di New York. Abbiamo accettato volentieri la proposta di Artsy.net, che ci ha coinvolto per parlare di questa nuova esposizione anche in Italia.

Attraverso dipinti, video di performance, opere che si arricchiscono di elementi meccanici e lavori destrutturanti, questa lezione rappresenta una narrazione lunga 60 anni dell’incessabile attività femminista della Schneemann.
L’artista, premiata nel 2017 con il Leone d’Oro alla carriera in occasione dell’apertura della 57esima eposizione internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, è protagonista al MoMA PS1 di una grande retrospettiva, in cui il corpo femminile diviene soggetto e oggetto dell’arte, un’estensione architettonica del pensiero.
Il corpo pubblico o privato è un tramite per raccontare sensazioni intime e baluardo di una protesta politica e sociale, in cui è esso stesso il linguaggio che si rivolge a tutto il mondo e rende l’arte democratica.
Chi è Carolee Schneemann
Carolee Schneemann, originaria della Pennsylvania, ha iniziato la sua carriera negli anni ’50 come pittrice influenzata dal neo-dadaismo e già dopo pochi passi nel mondo dell’arte iniziò la sua lotta contro la misoginia di tale ambiente.
I suoi lavori multimediali successivi quali film, performance, fotografie e installazioni hanno espresso la sua volontà di andare contro i tabù: l’artista ha usato il suo corpo al fine di studiare il ruolo della sensualità femminile e le possibilità di questo di liberarsi, sia in termini politici che individuali, da convenzioni sociali ed estetiche che si sono rivelate sempre oppressive.
I suoi lavori sono sono stati associati a diversi generi quali fluxus, neo-dada, beat generation e l’happening. Ha affiancato alla sua carriera di artista anche quella dell’insegnamento in diverse e rinomate università americane.
La mostra “Carolee Schneemann: Kinetic Painting”
Il corpo nudo femminile è potente nelle opere della Schneemann, perde le connotazioni sessuali imposte dal patriarcato e si spoglia realmente e metaforicamente, ma non lo si può definire un vero corpo “nudo”. Esso infatti è dipinto, scolpito, riempito di significati sociali talvolta archetipici.
Con opere come Interior Scroll la Schneemann (come spiegavamo anche in questo articolo) è arrivata a rappresentare la fase pre-edipica, dove non esiste neppure il linguaggio bensì solo la potenza dell’interiorità femminile, della vagina e dell’organo riproduttivo, dove la società maschilista, con tutte le sue parole definitive, non può arrivare e dove sangue e resti organici esistono e non disgustano.

Non riporta per forza alla gravidanza ma più in grande alla creazione in potenza che questo interno fisico e mentale può generare, soprattutto a una forza che non può essere imbrigliata da pretese machiste.
Nel video della performance Up to and Including Her Limits l’artista è appesa ad un filo mentre disegna su di un foglio utilizzando i movimenti del suo corpo e ciò esprime bene il concetto di inseparabilità dell’artista dalla sua fisicità, le cui azioni non sono studiate ma al contempo vive e attive, non banalmente casuali, poiché di questa casualità non ne esiste la possibilità: il corpo infatti è attivo in se stesso e inscindibile dall’essere artista.
Si tratta di un manifesto di politica di genere in grado di prendere le distanze dalla voluttà e dalla volontà maschilista nei confronti del corpo delle donne, che si fa corpo conscio e materiale, pesante, presente, animato e mai fantoccio.

Il suo studio pone le basi anche per le femministe intersezionali di oggi che al momento debbono confrontarsi con un’idea di corpo “femminile” (e in generale con una definizione della categoria “femminile”) molto più sfaccettata e complessa rispetto ai tempi della lotta politica della Schneemann negli anni ’70/’80 .
Per esempio, in un contesto attuale di trans-inclusione, la lezione della Schneemann e quella di altre artiste femministe della seconda metà del ‘900 rappresenta una base molto solida che è stata in grado di stravolgere numerosi stereotipi e che ha contribuito ad allargare la concezione del corpo e contribuire al punto di vista di genere con grande forza.
La lezione profetica di Carolee Schneemann è rivelata in una bellissima frase dell’artista:
My work became a bridge that had to be crossed by young feminists working with their bodies
ovvero “il mio lavoro diviene un ponte che deve essere attraversato dalle giovani femministe che lavorano con i loro corpi“.
Il ponte auspicato dalla Schneemann rimanda alle lotte femministe degli ultimi decenni, ma oggi siamo solo a metà di questo ponte: dall’altro capo ci attende una nuova visione del corpo femminile e femminista che continui, in divenire, a ricollocarlo nella sua necessaria dignità.