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Bullismo online, la lettera: “Dal sito d’incontri agli insulti sessisti”

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Cyberbullying
Immagine da bullismoonline.it

Cara Pasionaria.it,

vi scrivo per raccontare una esperienza che mi è capitata questo inverno che mi ha scossa profondamente e volevo condividere con voi e con tutti coloro che vi seguono, come me, sperando di essere utile a qualcuna.

Non molto tempo fa ero iscritta ad un famoso sito di incontri per giovani, nel quale mi sono sempre trovata bene, anche perché vivevo la mia permanenza nel sito con molta spensieratezza, forse anche troppa. Un giorno un ragazzo tra i tanti mi ha contattato e parlando parlando mi ha chiesto il numero di cellulare per continuare la chiacchierata su WhatsApp. Io, che mi ero sentita subito a mio agio con lui, gliel’ho dato senza troppi problemi, sapendo che la chat del sito di incontri era piuttosto scomoda.

All’inizio la chiacchierata è stata piuttosto generica e divertente considerando che il ragazzo fingeva di essere un ex gigolò. Poi ha iniziato ad insistere sull’argomento sesso, chiedendomi di raccontare le mie fantasie e mandandomi delle sedicenti foto di lui senza maglietta. Immagini di un uomo dai muscoli scolpiti, che mi facevano dubitare della sua reale identità.

Inizialmente, non essendo interessata alle sue provocazioni, ho buttato la cosa sul ridere. Ma quando gli ho detto dei miei sospetti, ha iniziato a fare l’offeso e a bombardarmi di messaggi su quanto fossi poco interessante, anti-sesso, di come fossi cessa e di come avrei dovuto cambiarmi la foto del profilo per il bene dell’umanità e cose del genere. A quel punto l’ho mandato a cagare insultandolo di brutto e bloccandolo immediatamente.

Dopo pochi minuti di rabbia cocente per gli insulti gratuiti ricevuti mi è arrivato un sms in cui questo ragazzo si autoproclamava un famoso YouTuber (secondo lui avrei dovuto addirittura conoscerlo!) che stava realizzando un video per mostrare al mondo “i casi umani” che si trovano nei nuovi social network e voleva vedere se anche io fossi una “morta di cazzo”. Mi avvisava che sarei apparsa in questo video, dicendomi ironicamente di contattare una non meglio identificata sede legale nel caso non fossi stata d’accordo.

Impossibile descrivere come mi sono sentita inizialmente leggendo questo messaggio: un misto tra terrore e rabbia. Terrore perché non sapevo chi fosse questo ragazzo e non sapevo cosa avrebbe potuto fare. Rabbia sia contro me stessa, perché ero stata così ingenua, sia soprattutto contro di lui.

A mente lucida, posso dire che questo ragazzo si è approfittato della cultura maschilista, etichettando le ragazze che magari cercano sesso come “morte di cazzo”, quando su un sito di incontri è normale che sia maschi che femmine possano cercare un partner anche solo sessuale. Quindi una donna che ha voglia di fare sesso, anche a distanza, è una “morta di cazzo”? Un uomo che cerca sesso su un sito di incontri, invece, è accettabile?

Mi sono sentita ferita nel mio amor proprio, soprattutto quando ho letto che sarei stata in una raccolta di “casi umani”. Io non gli avevo raccontato niente delle mie fantasie né mandato foto, ma se lo avessi fatto? A quante ragazze può aver fatto questo scherzo? Come si devono essere sentite loro ad essere state etichettate come “casi umani”? Un appellativo per umiliare e far sentire in colpa.

Dopo averlo raccontato ad amici e familiari ho avuto sostegno, ma una ragazza sola, che magari prova vergogna a raccontare di essersi iscritta ad un sito di incontri, come avrebbe affrontato la questione? Magari qualcuna sarebbe stata capace di superarla con una risata, ma è più probabili che vicende come queste causino profonde ferite nel cuore.

Grazie,
Anna D.

pasionarialogo

Cara Anna,

innanzitutto ti ringraziamo per aver condiviso con noi questa tua triste esperienza che è comune a molte donne, soprattutto giovani.

Poi ci complimentiamo con te per il tuo coraggio: denunciare di essere state vittime di bullismo, per giunta a sfondo sessista, non è da tutti. Perché spesso l’umiliazione, il senso di vergogna per essere state ingenue o avventate, è più forte della rabbia che proviamo per chi ci ha aggredito. Invece, chiunque viva un’esperienza simile dovrebbe seguire il tuo esempio: non tenersi tutto dentro e parlarne, anche solo raccontando l’accaduto a chi gli è più vicino.

Sfogarsi con qualcuno serve a trovare la forza di non sentirci in colpa e razionalizzare i sentimenti negativi che proviamo, rivolgendoli verso chi ci ha offeso e non contro noi stesse. Per affrontare queste situazioni, infatti, è fondamentale capire che peccare di superficialità o fidarsi troppo di qualcuno può essere un errore, ma non una colpa.

La responsabilità della violenza, che sia fisica o verbale, è solo ed esclusivamente di chi è violento e mai, in nessun caso, di chi la subisce. Non dobbiamo avere paura, non dobbiamo rimanere in silenzio: gli abusi vanno sempre denunciati!

Un abbraccio