Dal 5 maggio si può richiedere il cosiddetto “bonus mamma“, cioè 800 euro messi a disposizione dallo Stato per ogni donna che nel 2017 sia diventata o diventerà madre (anche per adozione o affidamento di minori).
Facendone richiesta all’Inps già dal settimo mese di gravidanza ed entro il primo anno di vita della bambina o del bambino, tutte le madri cittadine italiane o comunitarie, rifugiate politiche e extracomunitarie munite di permesso di soggiorno lungo, avranno diritto a questo contributo una tantum.
Quei soldi dovrebbero aiutare nel sostenere gli ingenti costi da sostenere nei primi mesi di vita di un figlio. L’iniziativa nasce con l’intento di aiutare le donne che possano trovarsi in difficoltà economica e allo stesso tempo aiutarebbe chi desidera un figlio, ma si trova in condizioni economiche precarie, a realizzare il proprio desiderio.
Impresa che può avere una sua logica e che sicuramente servirà ad alcune (molte, speriamo) donne, ma che non tampona una situazione critica e non la risolve.
Ottocento euro sono certo una somma considerevole (uno stipendio medio in più), ma sono comunque poco rispetto ai costi che una donna e la sua famiglia devono sostenere per prendersi cura di un bambino.
Bisogna considerare, infatti, non solo le spese legate ai bisogni materiali, ma anche quelle per conciliare il tempo della cura con il tempo del lavoro (sperando che il lavoro ci sia) in uno Stato dove il welfare è ridotto ogni anno e le lavoratrici che godono di tutele per la maternità sono sempre meno.
Ma questo bonus non mi piace anche per altri due motivi.
Il primo è la sua modalità di distribuzione: l’una tantum verrà distribuita a tutte le donne che soddisfino i requisiti per richiederlo senza distinzione di reddito. Questo non mi sembra un modo ottimale di impiegare le risorse pubbliche: lo stato sociale dovrebbe venire in aiuto prima di tutto a quelle donne le cui condizioni economiche sono più svantaggiate. Per chi ha un reddito economico medio o medio-alto 800 euro non sono essenziali.
Oltre a un problema di redistribuzione, l’operazione bonus mamma, che assomiglia molto ai 500 euro elargiti ai diciottenni, denota soprattutto un atteggiamento politico a mio avviso miope.
Miope perché guarda, con una mescolanza letale di cinismo e faciloneria, solo al consenso immediato e facile, incapace di mettere in atto programmi a lungo termine e forse senza una visione chiara a sostenerli.