Storie allarmanti di violenza fisica, abusi verbali, esami medici forzati e arresti, sono le notizie sconcertanti che arrivano dalla comunità Lgbti dell’Azerbaijan, dove nella capitale Baku, nella seconda metà di settembre, almeno sessanta persone gay o transgender sono state arrestate.
La denuncia arriva da numerose organizzazioni Lgbti internazionali guidate dal network di organizzazioni per i diritti delle persone Lgbti Ilga-Europe, che in contatto con attivisti della ex repubblica sovietica sul Mar Caspio, ha deciso di lanciare un appello internazionale.
I firmatari dell’appello sono sconcertati dalla situazione e dalle notizie descritte dagli attivisti Lgbti del paese. Membri della comunità sono stati vittime di attacchi, hanno ricevuto esami medici forzati o sono stati costretti a mostrare i propri contatti sulla rubrica del cellulare, mentre articoli del primo ottobre riportano che alcuni sono stati torturati con scariche elettriche.
Gli arresti sono stati confermati dalle autorità dell’Azerbaijan, che hanno affermato che gli attacchi non sono stati contro la comunità Lgbti, ma contro chi disturba gli altri cittadini ed è visto a rischio per la salute pubblica. A questo proposito il Ministero degli interni ha informato che a 16 persone sono state diagnosticate Aids o sifilide. L’avvocato azerbajiano Samed Rahimli, che ha offerto aiuto legale alle persone detenute, ha reso noto che sono state accusate di resistenza a pubblico ufficiale.
“Forzare ogni persona Lgbti a essere sottoposta ad un controllo medico senza il loro volere è già problematico, ma ci sono pervenuti anche molteplici segnalazioni di abusi sia verbali che fisici – ha detto Evelyne Paradis, direttrice esecutiva di Ilga-Europe – Non c’è nessuna giustificazione per questa persecuzione indiscriminata delle persone percepite come membri della comunità Lgbti. E’ una chiara e seria violazione della Convenzione Europea dei diritti Umani”.
Il network Ilga-Europe ha scritto che il Ministero degli Interni ha reso noto che tutte le persone arrestate sono state rilasciate, ma non c’è nessun segno che la crisi sia terminata. Da qui l’appello alle organizzazioni internazionali per mettere in moto i meccanismi per la difesa dei diritti umani e denunciare a livello internazionale gli abusi ai diritti umani del paese.
Essere lgbti in Azerbaijan
In Azerbaijan l’omosessualità è stata depenalizzata, ma lo stato nel 2016 ha raggiunto il 49esimo e ultimo posto della Rainbow map di Ilga-Europe, che lo ha definito il posto peggiore in Europa per essere una persona Lgbti sulla base dei numerosi attacchi transomofobi e i messaggi discriminatori di numerosi persone pubbliche.
La situazione nel paese per le persone Lgbti non è mai stata facile, e in passato ci sono già stati arresti e persecuzioni. Nel 2014 l’attivista per i diritti gay Isa Shakhmarli, si è impiccato con una bandiera arcobaleno lasciando un messaggio con scritto “Questo mondo non può contenere i miei colori”.
Il gruppo di attivisti Lgbti ha criticato numerose volte il modo in cui lo Stato ledeva i propri diritti, ma grazie all’abbondanza di petrolio della ex repubblica sovietica le critiche sono state spesso silenziate.
Questo inasprimento contro le persone Lgbti dell’Azerbaijan richiama le persecuzioni subite quest’anno da membri della comunità nella regione sud della Russia Chechnya, dove numerose persone sono state arrestate e torturate.
Cosa possiamo fare?
La comunità Lgbti dell’Azerbaijan, e i loro alleati, ha ora bisogno di assistenza e aiuto, in particolare di risorse economiche per coprire i costi dell’assistenza legale e medica e, sul lungo periodo, per coprire i costi di un trasferimento in uno stato più sicuro o supporto psicologico. Ilga-Europe ha infatti riportato che molte vittime che sono state rilasciate si trovano senza casa o in alloggi precari in alcuni casi senza il supporto familiare.
Ilga-Europe ha istituito un fondo per supportare le persone Lgbti dell’Azerbaijan perché le NGO e gli attivisti locali non hanno le risorse e la capacità di rispondere alla crisi da soli. “Il network europeo è ben posizionato per rispondere alla crisi – ha detto Anna Shepherd, il fundraising manager di Ilga-Europe – e i fondi raccolti verranno poi ridistribuiti in supporti diretti alle persone che sono state arrestate”.
Non ci aspettavamo un tale inasprimento degli attacchi ai diritti umani in questa regione, ma possiamo reagire e scendere in aiuto delle persone Lgbti in Azerbaijan.