Che il partito di estrema destra Forza Nuova abbia una concezione della donna per nulla femminista non è una novità. Le campagne in difesa delle “loro” donne bianche e italiane dai violentatori “stranieri” non sono un fenomeno recente, così come è sempre stata chiara la loro strumentalizzazione delle lotte contro la violenza sulle donne in chiave razzista.
Un’ennesima prova ne è la dichiarazione della presa in carico delle spese legali che dovrà sostenere Luca Traini, ex candidato della Lega Nord che ha sparato contro i migranti a Macerata per “vendicare” la morte di Pamela Mastropietro.
Peccato che i dati delle violenze contro le donne ci mostrino che il patriarcato non ha razza, né nazionalità. E proprio i camerati di Forza Nuova dovrebbero saperlo bene, visto che un loro italianissimo militante a gennaio ha ucciso la moglie.
La loro idea strumentale della donna emerge chiaramente anche nel programma elettorale. Difendono le “madri italiane” che metteranno al mondo figli bianchi e italiani per ripopolare la patria (vi ricorda qualcosa?). Per fronteggiare il problema del calo demografico, in particolare, si parla innanzitutto di “reddito di maternità” ovvero l’istituzione di un Fondo Nazionale con i soldi sottratti ai finanziamenti con cui oggi “si incentiva l’immigrazione” per aiutare le madri italiane (con marito italiano) che decidono di “non lavorare per educare i figli”. Il secondo punto è combattere contro l’aborto eliminando la legge 194 del 1978 e fornendo “aiuti psicologici e materiali per determinare la donna a tenere il figlio”.
Per portare avanti le politiche femminili Forza Nuova ha fondato una sua “costola”, l’associazione Evita Perón che presenta sul suo sito internet così:
“Quella intitolata ad Evita Perón è un’associazione di donne che si rivolge alle donne, oggi troppo spesso private della loro identità a causa dei guasti devastanti prodotti dal ‘femminismo’, perché tornino a rivendicare il loro diritto ad essere madri del futuro della nostra società.”
Il collettivo femminista bolognese Mujeres Libres ne parla in un opuscolo dal titolo “Fascismo e sessismo: le politiche sociali che Forza Nuova riserva alle donne“.
L’associazione Evita Perón: il fascismo delle donne
L’associazione nasce tra il 2005 e il 2006 e porta il nome di María Eva Duarte de Perón, la moglie del Presidente dell’Argentina Juan Domingo Peròn, che, nelle parole dell’associazione sarebbe stata una donna “che ha saputo stare al suo posto di donna e moglie a fianco dell’Uomo – il marito che incarnava l’Idea”.
Dalle parole di Desideria Raggi, responsabile nazionale, emerge chiaramente quale sia il senso dell’associazione e il ruolo specifico che la donna fascista ricopre: “le nostre donne vengono quotidianamente umiliate […]. [Ma] C’è un gruppo di camicette bianche, le ‘costole’ di Forza Nuova. Sono donne, con la D maiuscola che, per cultura, per sangue, per tradizione hanno deciso di mettersi a disposizione a tutela dei bambini e delle donne italiane. Le troverete sempre per le strade a difendere o al focolare per tramandare”.
La responsabile del Sud, Roberta Ambrosi, afferma che l’associazione nasce “dall’esigenza di affrontare tematiche femminili specifiche” e per sottolineare “l’importanza del mondo femminile nella lotta fascista“.
In un video in primo piano sulla loro pagina Facebook per l’8 marzo scrivono: “Per noi […] Donna è: Moglie, Madre e Militante. In difesa della vita, spalla per il proprio uomo e sostegno per il proprio Popolo.”
L’associazione si focalizza soprattutto sulla lotta contro l’aborto, uno dei temi portanti della propaganda forzanuovista e che ha valso al partito anche l’endorsement del presidente del Comitato No194.
L’associazione Evita Perón offre sostengo a famiglie e bambini “italiani” (attraverso per esempio le colonie estive come quella a Catania in cui giornalmente si cantavano inni di matrice fascista), organizza corsi di autodifesa e convegni per sostenere il “riscatto delle guerriere” (le donne “italiane” uscite da storie di violenza). E naturalmente combatte contro l’inesistente “teoria gender”.
Quello che l’associazione Evita Peròn porta avanti – scrivono le Mujeres Libres – è un discorso su un “empowerment” costruito non sull’autodeterminazione ma su una posizione subordinata della donna a sostegno dell’uomo che incarna i valori tradizionali fascisti. Si assiste all’estrapolazione delle strategie comunicative tipiche del linguaggio femminista, in particolar modo sul tema della violenza sulle donne, per riconvertirle in un linguaggio di supporto alla propaganda fascista. Contemporaneamente però si pubblicizzano post “ironici” sulle differenze tra le vere donne (fasciste) e le femministe (identificate spesso con porno attrici), ribadendo i danni e la degenerazione che il femminismo ha causato alla condizione della donna nella società.
Il femminismo è antifascista
La strumentalizzazione che Forza Nuova fa del corpo delle donne a fini razzisti è palese: le donne sono corpi utili alla patria, madri, mogli o figlie, niente di più. Le donne non possono difendersi da sole dagli stupratori, che sono sicuramente stranieri. Ancora una volta, si usa la figura femminile, il femminicidio e la violenza sulle donne per diffondere contenuti razzisti e violenti, approfittandone per rinchiudere la donna in una posizione di sottomissione all’uomo bianco etero e capofamiglia.
In quanto femministe – concludono le Mujeres Libres – lottiamo affinché ogni donna sia libera di scegliere per sé e si possa liberare dalle costruzioni sociali che la chiudono in casa nell’unico ruolo di madre, di sorella e di figlia.