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Arriva Chayn Italia, piattaforma open source contro la violenza di genere

Illustrazione di Enrica Casentini, una delle artiste volontarie di Chayn
Illustrazione di Enrica Casentini, una delle artiste volontarie di Chayn

Una “cassetta degli attrezzi” a portata di mano per chi si ritrova ad affrontare la violenza di genere e la violenza domestica. E’ questo, in tre parole, Chayn Italia, nuova piattaforma femminista online dal 22 marzo per offrire risorse utili in modo semplice e immediato, dalle informazioni legali al supporto psicologico. Il tutto completamente in formato “open source“, quindi gratuito e riutilizzabile.

“Se si fanno ricerche online in italiano sulla violenza contro le donne il massimo che si può trovare sono i contatti dei centri antiviolenza. Noi contribuiremo diffondendo informazioni pratiche subito accessibili”, spiega Elena Silvestrini, coordinatrice del progetto che coinvolge più di 50 volontarie, tra avvocate, grafiche, attiviste, sviluppatrici, traduttrici e tante altre professioniste.

Cuore pulsante della piattaforma è lo sportello antiviolenza romano “Una stanza tutta per sé”, che mette a disposizione l’esperienza e le competenze maturate sul campo in tanti anni. E’ proprio qui che Elena ha iniziato la sua militanza femminista, ora, a 27 anni, lavora a Londra come project manager nel campo dell’innovazione sociale.

Quando lo scorso settembre ha conosciuto Hera Hussain, fondatrice di Chayn internazionale, è stato un colpo di fulmine, perché il progetto è un esempio perfetto di come usare la tecnologia per finalità sociali: è solo grazie al digitale se decine di volontari in 13 diversi paesi possono collaborare insieme online per fornire strumenti contro la violenza di genere.

Il logo di Chayn Italia

Finora le basi nazionali di Chayn erano solo due, in Pakistan (terra d’origine di Hera Hussain) e in India. L’Italia è la terza, “dal sud globale al sud dell’Europa”, fa notare Elena, con un certo orgoglio. Qui da noi l’obiettivo è lavorare a braccetto con i centri antiviolenza: “Non vogliamo che il digitale sostituisca il rapporto con le operatrici – chiarisce la coordinatrice -, ma fornire strumenti digitali per collaborare con i centri italiani, ad esempio facendo da megafono per quelli più piccoli. Ci piacerebbe creare una rete”.

Lo sguardo è ovviamente intersezionale: si parlerà anche di violenza nelle relazioni lesbiche, di quella subita dalle donne con disabilità e delle problematiche delle donne migranti. Tutti temi raramente affrontati dai media italiani, dove i toni con cui si parla di violenza di genere sono ancora quelli dell’allarmismo diffuso e della vittimizzazione delle donne.

“Noi – assicura Elena – cercheremo di portare avanti una narrazione che punti sulla sorellanza, sulla diversità di rappresentazione, sull’empowering. Una narrazione legata alla nostra storia: quella di donne con punti di vista ed esperienze differenti che si uniscono insieme per un obiettivo comune”.

Alle sorelle di Chayn Italia va il nostro più caloroso benvenuto!