Si può essere omosessuali e musulmani? Il documentario “Allah Loves Equality“ (Allah ama l’uguaglianza) proverà a dare una risposta a questa domanda, ancora aperta nel mondo islamico, dando voce a gay, lesbiche, bisessuali e transgender del Pakistan, paese d’origine del regista Wajahat Abbas Kazmi, 31enne che vive a Bergamo da 16 anni.
La prima volta che ho sentito parlare di Wajahat Abbas è stato lo scorso gennaio, quando tra le tante foto di SvegliatItalia, la mobilitazione per l’approvazione del ddl per le unioni civili, vidi spuntare un cartello arcobaleno con su scritto il nome di Allah. Mi colpì molto e cercai subito di saperne di più: così conobbi la campagna di sensibilizzazione “Allah Loves Equality“.
Il progetto, grazie al tam tam sui social, è cresciuto rapidamente e ora Wajahat Abbas, che ha già girato diversi film sui diritti umani in Pakistan, vuole squarciare il velo di omertà sull’omosessualità nel mondo musulmano attraverso un documentario. Per farlo gli servono fondi e, con il sostegno de Il grande colibrì, ha lanciato una campagna di crowdfunding su Indiegogo che scade il 5 gennaio.
Pasionaria.it ha aderito subito all’invito del regista di diventare media partner di “Allah Loves Equality“, un progetto intersezionale e coraggioso, tra i primi che tenta di aprire pubblicamente un dibattito sui diritti delle persone Lgbti nella comunità islamica, come ci racconta Wajahat Abbas Kazmi in questa intervista.
Come è nato “Allah Loves Equality”?
“Dalla mia esperienza personale: è stato un cammino lungo trovare il coraggio di dichiarare la mia omosessualità. Per otto anni sono stato fidanzato con mia cugina, un fidanzamento combinato dai nostri familiari. Non facevano che chiedermi di continuo quando mi sarei deciso a sposarla e io accampavo scuse su scuse per ritardare il più possibile le nozze, fino a far rompere il fidanzamento.
Solo quest’anno sono riuscito a fare coming out con la mia famiglia. Sono stato fortunato, perché vivo in Italia, se fossi stato in Pakistan non avrei mai potuto farlo. I miei genitori non mi hanno parlato per mesi, ma io mi sento onesto con me stesso e ho trovato la spinta per lanciare la campagna Allah loves equality: voglio aiutare tutte le persone omosessuali islamiche che devono affrontare quello che ho dovuto affrontare io”.
Che rapporto c’è tra omosessualità e Islam?
“Il Corano non condanna apertamente l’omosessualità, non se ne parla. Ma le parole gay e lesbica nei paesi musulmani sono considerate un insulto, non qualcosa che definisce la propria identità. Non si tratta solo di omofobia: viene considerata una vera e propria offesa all’Islam stesso. Ti insegnano che l’omosessualità è un peccato, qualcosa che ti allontana dalla religione.
Alcune persone mi hanno detto: vivi la tua vita sessuale senza coinvolgere Allah. Ma perché io devo scegliere se essere gay o essere musulmano? Ho provato a essere ateo, ma non ci riesco, non è giusto. Io non sono in grado di separare la religione dalla mia identità, non voglio dover rinunciare all’Islam a causa del mio orientamento sessuale e viceversa”.
Come è stata accolta la tua campagna?
“Mi hanno scritto tantissimi ragazzi e ragazze musulmani, sia italiani che stranieri, per ringraziarmi e dare il loro sostegno alla campagna. Ho ricevuto anche tanti insulti e critiche, ovviamente, ma va bene lo stesso: l’importante è che se ne parli. Il mio obiettivo è iniziare a far parlare la gente su questo tema e ci sto riuscendo. Ci vorrà molto tempo, molti anni, perché la situazione migliori, ma ci sono già segnali positivi.
Mesi fa in Pakistan 50 imam hanno emanato una fatwa (cioè una legge islamica) che permette alle persone transgender di sposarsi tra loro. In occidente ci sono ci sono diversi imam apertamente gay, che stanno organizzando matrimoni musulmani tra omosessuali. Il mondo sta cambiando e nessuno potrà fermare questo cambiamento. La seconda generazione islamica cresciuta in Europa, è pronta ad accettare l’omosessualità come normalità ma non sa da dove iniziare: aspetta indicazioni dalle istituzioni religiose.
Una volta mi hanno chiesto: non hai paura che ti ammazzino? Sì a volte ho paura, ma non ho scelta: io ho sofferto molto e ora voglio fare la mia parte per migliorare le cose”.
Se vuoi aiutare Wajahat Abbas Kazmi e il suo progetto, partecipa alla campagna di crowdfunding per la realizzazione del documentario Allah Loves Equality: c’è tempo fino al 5 gennaio!