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25 aprile, la Resistenza delle donne: 4 libri (più uno)

4 libri per scoprire le donne della Resistenza

Tutti gli anni tra marzo e aprile, da insegnante, scelgo di affrontare il tema della Resistenza e del 25 aprile coi miei studenti delle superiori, soprattutto con quelli di quattordici e quindici anni. Molti di loro non sanno perché in questa data si stia a casa da scuola, non sanno cosa significhi: magari perché vengono da altri luoghi e altre culture, oppure semplicemente perché a nessuno è venuto in mente di spiegarglielo, dato che noi adulti lo diamo per scontato.

Oppure ce ne siamo dimenticati anche noi.

Non mi soffermo molto sui dati, sulla storiografia che per molti di loro è ancora scritta in modo indecifrabile, ma uso lettere, video, canzoni e testimonianze, per immergerli in una sorta di gioco di ruolo.

Immancabilmente c’è sempre qualcuno che esclama: “Ma le ragazze non possono giocare! Le femmine stavano a casa!

Anche dopo che hai spiegato loro che la Resistenza era dei partigiani, ma anche delle partigiane, combattenti e staffette, gappiste. membri dei Gruppi di Difesa della Donna. Che il loro impegno è stato riconosciuto anche con medaglie d’oro e d’argento.

Per parafrasare la scrittrice Svetlana Aleksievič, per i miei studenti la Resistenza non ha un volto di donna.

Allora scelgo sempre di leggere qualche testimonianza da una bella raccolta di Einaudi, Io sono l’ultimo. Lettere di partigiani italiani (Einaudi, 2012), una serie di testimonianze fresche, dedicate dai protagonisti della Resistenza agli adolescenti di oggi. Parlano tante partigiane in quel libro.

E poi consiglio alcune letture, di quelle che vanno bene per i giovani, ma anche per i grandi. Che dedico alle mie ragazze, che a volte si dimenticano che se votano o voteranno, se ora sono abbastanza libere, lo devono molto alle loro nonne e bisnonne. E ai miei ragazzi, così immersi nella rete degli stereotipi di genere che nemmeno se ne accorgono.

Il classico

Per chi ama i romanzi, il libro per eccellenza è L’Agnese va a morire di Renata Viganò (Einaudi, 1949). È la storia inventata di una donna, che dopo aver perso il marito (deportato), stanca dell’ennesimo sopruso, trova la forza per reagire e prendere in mano un fucile.

Un libro che appassiona, mescolando avventura e formazione e che si nutre di letteratura, ma anche dell’esperienza dell’autrice nella Resistenza.

Lei adesso lo sapeva, lo capiva. i ricchi voglio essere sempre più ricchi e fare i poveri sempre più poveri, e ignoranti, e umiliati. I ricchi guadagnano nella guerra, e i poveri ci lasciano la pelle.

C’era però chi diceva qualche cosa: il partito, i compagni, tanti uomini, tante donne, che non avevano paura di niente. Dicevano che così non poteva andare, che bisognava cambiare il mondo, che è ora di farla finita con la guerra, che tutti devono avere il pane, e non solo il pane, ma anche il resto.

Una famiglia nella Resistenza

Tra le memorie dei partigiani e delle partigiane uno dei testi più belli è quello di Ada Gobetti, Diario partigiano (Einaudi, 1956). Vedova di Piero Gobetti, morto in esilio a Parigi, Ada tenne un diario delle sue attività come resistente e organizzatrice delle brigate Giustizia e Libertà tra Torino, Milano e le valli piemontesi.

Nella sua testimonianza si mescolano politica, quotidianità e affetti: Ada combatte assieme a suo figlio e al secondo marito. Sua una delle più belle considerazioni sul dopo Liberazione:

Si trattava inoltre di combattere tra di noi e dentro noi stessi, non per distruggere soltanto, ma per chiarire, affermare, creare; per non abbandonarci alla comoda esaltazione di ideali per tanto tempo vagheggiati, per non accontentarsi di parole e frasi, ma per rinnovarci tenendoci vivi.

La femminista

Un libro di recente pubblicazione inserisce l’esperienza partigiana nell’ottica di genere. Si tratta della testimonianza di Lidia Menapace, Io, Partigiana. La mia Resistenza (Manni, 2014).

In questo libro a metà fra memoria e storiografia, Menapace ripercorre gli avvenimenti della Resistenza in un’ottica di genere, evidenziando anche come il contributo delle donne molto spesso sia stato sminuito anche dagli stessi compagni.

Ricevetti anche dal ministero della difesa il brevetto di ‘partigiana combattente, col grado di sottotenente’, che mi è molto caro, anche se fui stupita di avere, subito dopo, un congedo militare ‘assoluto illimitato’, davvero come se volessero levarmi di torno senza appello; e nel contempo mi sono sempre chiesta come potessero congedarmi, se non mi ero mai arruolata.

Da donna a donna

È questo il senso della lunga lettera aperta di Marisa Ombra, Libere sempre. Una ragazza della Resistenza a una ragazza di oggi(Einaudi, 2012). La partigiana e attivista, vice presidente dell’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, scrive a una quattordicenne, cercando di trasmetterle il senso di una vita di lotta condotta non solo per sé, ma per tutti.

La mia storia, grosso modo, la conosci. Ho pensato che ripercorrendone insieme il senso, ci aiuteremo forse a chiarirci che cosa, in questo mondo di oggi, sia da rifiutare e contrastare con tutte le nostre forze. Che cosa, della storia passata, sia finito e non da rimpiangere, che cosa vada salvato, oltre, ovviamente, ai diritti e alla libertà conquistati.

E voi che libri avete letto e consigliereste sulla Resistenza delle donne?